Avuta la certezza della vittoria del leader repubblicano, il Bitcoin è schizzato sopra i 70mila dollari. Un report del gruppo “Stand With Crypto” mostra che 253 candidati pro-crypto sono stati eletti alla Camera e 16 al Senato. L’industria crypto prende il controllo, favorita dal neoeletto Trump. Cosa sta succedendo negli USA? L’inchiesta.
«L’America diventerà la capitale mondiale delle criptovalute». Se qualcuno avesse trovato bizzarro uno dei primi proclami del rieletto presidente Donald Trump, forse dovrebbe leggere bene i numeri che lo hanno spinto alla Casa Bianca. Per esempio: una volta avuta la certezza della vittoria del leader repubblicano, il Bitcoin è schizzato sopra i 70mila dollari di valore. E non a caso.
Insomma: l’industria della moneta digitale che aveva perso appeal, ha lavorato molto nelle recenti elezioni statunitensi per investire massicciamente puntando su candidati favorevoli a regolamentazioni meno severe. Tra i risultati di rilievo c’è quello conseguito con Bernie Moreno, repubblicano dell’Ohio e sostenitore delle criptovalute, il quale ha sconfitto il senatore democratico Sherrod Brown, noto critico del mondo economico digitale e presidente della Commissione bancaria del Senato. Moreno ha ricevuto circa 40 milioni di dollari da gruppi pro-crypto, una parte di un investimento complessivo che ha superato i 135 milioni, distribuiti tramite il super PAC Fairshake e altre organizzazioni, con fondi da aziende come Coinbase e Ripple e venture capitalist come Andreessen Horowitz.
La strategia dell’industria crypto è stata la più aggressiva degli ultimi anni, con l’obiettivo di ridurre il potere della SEC, l’ente di controllo che ha intensificato la supervisione sul settore. Un report del gruppo Stand With Crypto mostra che 253 candidati pro-crypto sono stati eletti alla Camera e 16 al Senato. In aggiunta a Moreno, il PAC ha sostenuto altri candidati in Stati come Arizona, Indiana e Maryland. E ha ottenuto la sconfitta di Katie Porter in California, una democratica vicina alla senatrice Elizabeth Warren, altro critico esplicito del settore. L’influenza dell’industria si è estesa a entrambi i partiti e attraverso candidati e legislator, con il caso del senatore Jon Tester del Montana, inizialmente scettico, che ha votato a favore di una misura pro-crypto. L’obiettivo finale è portare a una legislazione che tolga alla SEC parte del suo potere e l’impegno finanziario del settore ha già iniziato a dare frutti.
Tra i fattori chiave della strategia dell’industria crypto ci sono stati i finanziamenti a Fairshake, che ha concentrato risorse anche in gare congressuali in cui candidati democratici favorevoli alla crypto erano in corsa, come Elissa Slotkin in Michigan e Ruben Gallego in Arizona. Fino appunto al presidente eletto Donald Trump, il quale ha promesso di porre fine alla repressione del settore crypto e ha persino partecipato a una conferenza Bitcoin quest’estate, mostrando come il tema sia ormai centrale nel panorama politico americano. Tanto che l’industria della moneta virtuale guarda già alle elezioni di metà mandato del 2026, con il super PAC Fairshake che ha annunciato di aver già raccolto oltre 78 milioni di dollari per continuare a spingere per un ambiente normativo più favorevole. Che, con Trump alla guida degli Stati Uniti, a questo punto arriverà presto.