07.05.2024
Disse a Zuckerberg, quando gli chiese perché smise di fondare Startup: “Non mi interessava restare all’asilo se potevo andare all’università”. La storia di Marc Andreessen, l’uomo che aveva capito tutto della tecnologia che oggi ci riempie la vita.
Quaranta miliardi per finanziare il fondo Pif, quello degli arabi insomma. Sembra un ossimoro finanziario, ma per Marc Andreessen, l’uomo che sta dietro le quinte della tecnologia, nulla è impossibile. Anche essere più potente di gente con Mark Zuckerberg, Jeff Bezos o Sundai Pichar senza farlo sapere al mondo, che, perlopiù, non lo conosce. In fondo chi se lo fila un informatico che arriva dall’Iowa, eppure: a 53 anni è colui che, insieme al socio Ben Horowitz, ha riempito di denaro la Silicon Valley per farne il centro del mondo. Denaro che è dietro alla nascita di aziende come Facebook, Skype, Instagram, Stripe, AirBnB e centinaia d’altre, startup diventate Big Tech proprio grazie all’idea di Marc, che nella vita bisogna avere coraggio. E soprattutto essere ottimisti: il suo The Techno-Optimist Manifesto sostiene, infatti, che non esistono problemi irrisolvibili attraverso la tecnologia e che il progresso deve essere incessante e sempre più rapido. E, s’intende, proficuo.
Tutto nasce nel 1993, quando un programmatore che si faceva pagare poco più di 6 dollari l’ora si inventa il browser Mosaic, che poi – diventato Netscape – gli farà guadagnare alla vendita i suoi primi 4 miliardi (e 200 milioni). Da lì la scalata, attraverso invenzioni diventate acquisizioni (di altri) a suon di dollaroni, per poi avere l’intuizione che il mondo tech fosse meglio vederlo da dietro: «Quando fondai il mio venture capital, Zuckerberg mi chiese perché non volevo più fondare startup. Gli risposi che non mi interessava restare all’asilo se potevo andare all’università». Proprio il re dei social fu salvato da Andreessen quando nel 2006 Yahoo! gli offrì 1 miliardo per avere Facebook: tentennò, ma davanti al consiglio definitivo dell’amico esperto finanziario, oggi si ritrova sopra un cuscino che vale 300 volte di più. E proprio quella serie di intuizioni, tra una cessione dorata e l’altro, fece capire a Marc che fosse l’ora di pensare più in grande: nel 2009 è nata così la Andreessen Horovitz, che rapidamente ha accumulato quote in aziende emergenti tipo Twitter e Pinterest, tanto che oggi il fondo gestisce asset per un valore di 35 miliardi di dollari e investe in settori come biotecnologie, criptovalute e intelligenza artificiale. Quest’ultima proprio il tema del maxi-investimento in partenza per Riad.
E chi pensa che l’operazione possa avere dei rischi, l’uomo che ha in mano la Silicon Valley risponde pensando sempre positivo: «Trent’anni fa l’idea che le persone avessero un computer in casa sembrava bizzarra. Allo stesso modo qualche anno fa il pensiero che qualcuno potesse condividere una casa o l’auto con un estraneo era assurda. Le idee che davvero diventano grandi sono quelle che sembrano paradossali a prima vista. E poi c’è il lato divertente della cosa: gli startupper che la propongono dovranno spiegarti perché nessuna azienda esistente ha ancora pensato di realizzarla». Lui, naturalmente, è l’unico che lo aveva già capito.
Credito fotografico: Steve Jennings, CC