23.11.2024
Si chiama “Hurry sickness” ed è la malattia della fretta, la più virale al momento. Sono stati i manager a trasmetterla o è solo una questione di stile di vita frenetico per riuscire a fare tutto e subito? L’ozio può aiutare? Antidoti e ripercussioni patologiche sulla sfera dell’umore o della personalità.
In autunno e in inverno è facile beccarsi un’influenza, ma la “malattia” più virale del momento non è causata da germi o batteri. Si chiama “hurry sickness”, o malattia della fretta, e colpisce un po’ tutti. Se prima erano solo i manager le vittime predestinate, oggi con lo stile di vita frenetico a cui siamo portati nessuno ne è più immune. Viviamo una società in cui sembra indispensabile essere sempre performante, “sul pezzo”, dove il tempo sembra non bastare mai per portare a termine i mille obiettivi quotidiani. Si tratta di un comportamento e quindi non è di per sé una patologia riconosciuta in medicina, ma secondo gli esperti può arrivare ad avere caratteristiche patologiche quando inizia ad intaccare la sfera dell’umore o della personalità, generando ansia.
I primi a teorizzare la “hurry sickness” sono stati i cardiologi Meyer Friedman e R.H. Rosenman nel 1985, con il loro libro «Type A Behavior and Your Heart». Già 40 anni fa avevano intuito che la mancanza di tempo e il senso di ansia che questo può portare possano essere fonte di grande stress. A soffrirne sono in maggioranza le donne, sulle quali ancora ricade troppo spesso la gestione della casa e della famiglia ma che devono anche star dietro agli impegni di lavoro e alla vita personale. Troppe cose, tutte insieme, e il tempo alla fine sembra non bastare mai. È una sindrome figlia dello stile di vita occidentale, dove la produttività è messa sempre al primo posto e l’ozio non è tollerato.
La “hurry sickness” si manifesta con i classici sintomi delle persone stressate: irritabilità, ansia, mal di testa, insonnia e la sensazione costante di essere sempre in ritardo e non aver tempo per tutto. Lo stile di vita che consideriamo normale è in realtà incompatibile con la dotazione genetica degli esseri umani, la cui mente è progettata per affrontare un solo problema alla volta. Infatti, quando si vogliono fare troppe cose tutte insieme il rischio di perdere la concentrazione è altissimo, si fa più facilmente confusione e si disseminano piccoli errori durante tutto il percorso che poi non è sempre facile individuare e correggere. Insomma, magari si riesce pure a fare tutto, ma in maniera approssimativa e a costo della salute. C’è infatti da considerare anche che la mancanza di sonno conseguente alla malattia della fretta e uno stato di tensione costante possono abbassare le difese immunitarie e incrementare il rischio di malattie cardiache.
Ma allora come fare per difendersi da questa “hurry sickness” che sta diventando sempre più virale? Vaccini purtroppo non ce ne sono ma costanza e forza di volontà sono antidoti efficaci. In questo le tecniche di meditazione possono aiutare: sedersi, respirare e liberare la mente. Bisogna venire a patti con noi stessi e fare lo sforzo di ricordarci che non si può arrivare a fare tutto e se qualcosa resta indietro, pazienza. Abbassare i ritmi non significa trascurare i doveri o rinunciare agli interessi, ma attribuire il giusto tempo a ogni cosa e sapersi prendere delle pause. L’ozio, in fondo, non sempre è un male.