4 Dicembre 2025
/ 4.12.2025

“Il taglio alle Cer è stata una pugnalata alle spalle”

Parlano il sindaco di Ferla,un piccolo Comune del siracusano, e Andrea Ferrante, direttore del bio-distretto della Valle Amerina: "Vogliono usare il contagocce per i finanziamenti perché ai grandi operatori le comunità energetiche rinnovabili non piacciono"

Si fa presto a dire Cer, comunità energetiche rinnovabili. Il drastico taglio dei fondi Pnrr per le Cer da 2,2 miliardi di euro a 795,5 milioni pari a una riduzione del 64% è stata una mazzata che ha colpito i Comuni sotto i 50 mila abitanti destinatari di quelle risorse. E una mazzata inattesa, a bando aperto. “È una follia. Per anni dice Michelangelo Giansiracusa, sindaco di Ferla, Comune nel siracusano ad alta vocazione ambientale come dimostra il 75% di raccolta differenziata, che nel 2021 ha creato la sua comunità energetica ci hanno detto che c’erano i fondi per consentire ai piccoli Comuni di creare una comunità energetica, molti ci pensavano, anzi si erano organizzati per partecipare, e ora giocano al ribasso. Dove è la credibilità dello Stato?”.

Parole forti, ma non è il solo che crede nelle comunità energetiche come volano per la crescita e la tutela del territorio e che si sente tradito. “Noi – racconta Andrea Ferrante, direttore del bio-distretto della Valle Amerina in provincia di Viterbo avevamo raccolto l’interesse di Comuni, agricoltori biologici e associazioni e lo scorso febbraio abbiamo promosso la creazione di una comunità energetica rinnovabile basata su un impianto fotovoltaico. Abbiamo fatto il business plan e abbiamo avviato tutte le pratiche pagando anche i costi di allaccio e di distribuzione, un passo essenziale per poter partecipare alla gara per i fondi Pnrr che avrebbero coperto il 40% dei costi. Poi, a gara ancora aperta, perché scadeva il 30 di novembre, il ministero dell’Ambiente ha fatto sapere che i fondi sarebbero stati tagliati del 64%. Da notare che a fine novembre erano arrivate domande di finanziamento, che ammontavano a 1,4 miliardi, quindi meno del tetto previsto, eppure si è deciso di tagliare i fondi alla metà della cifra delle domande arrivate. Questo fa potenzialmente fuori la metà delle richieste. Ora io mi chiedo, ma che senso ha? Perché mi fai fare le pratiche, per le quali io spendo un sacco di soldi, mi fai prendere impegni con i progettisti, con le banche e poi cambi le carte in tavola a gara aperta?”.

“La verità – prosegue Ferrante – è che le Cer le si promuovono a parole ma non c’è la volontà di farle davvero. O meglio, le si fanno, ma con il contagocce, e questo perché le comunità energetiche danno fastidio, dato che consentono di produrre a chilometro zero quantità importanti di energia e questo ai grandi operatori non piace”.

E adesso? “Adesso stiamo come d’autunno sugli alberi le foglie. Se saremo tra i prescelti, tanto meglio, se non lo saremo dovremo decidere se andare comunque avanti, visto che una serie di spese le abbiamo comunque fatte, e magari trattare con le banche per spalmare il finanziamento su più anni, oppure rinunciare, andando incontro a una perdita sicura. Due scelte comunque difficili”.

Dal ministero dell’Ambiente frenano. “Tute le domande dicono – saranno sottoposte a istruttoria tecnica e amministrativa e i progetti valutati positivamente ma privi di copertura finanziaria resteranno idonei per ulteriori finanziamenti a seguire perché intendiamo continuare a valorizzare le comunità energetiche quale strumento irrinunciabile per la transizione energetica: confidiamo di farlo con nuovi finanziamenti”. Per ora però si chiude il rubinetto erogando meno di 800 milioni di euro con i quali saranno finanziate Cer per complessivi 1.778 MW. Non poco, ma i bandi dicevano altro. Si fa presto a dire Cer, ma è farle che è il problema, in Italia.

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