16 Aprile 2025
/ 14.04.2025

Vaticano a impatto zero, una questione di fede (nell’elettrico)

L'obiettivo è chiaro: diventare entro il 2030 uno Stato a impatto zero. La svolta non si ferma alla mobilità. A supporto della transizione, è già in corso l’implementazione di una rete di ricarica diffusa

Quattordici nuovi veicoli elettrici entrano nel cuore dello Stato più piccolo del mondo, ma con un’ambizione grande: il Vaticano vuole diventare a impatto zero entro il 2030. È il nuovo passo contenuto nel piano “Conversione Ecologica 2030”, un progetto che punta a trasformare radicalmente la mobilità e l’approvvigionamento energetico della Santa Sede.

La fornitura, curata dall’azienda italiana Exelentia (Italian Mobility Factory), include quattro veicoli Melex 343 per passeggeri, destinati alla Gendarmeria Vaticana, e dieci utility Goupil per i servizi interni dello Stato. Veicoli compatti, agili e completamente elettrici, adatti al contesto urbano e alle aree ad alta densità pedonale, come quelle che caratterizzano il Vaticano. Due dei Melex saranno affidati ai Vigili del Fuoco vaticani, e altri due verranno donati e modificati appositamente per le esigenze del Papa.

Questa iniziativa si inserisce nel percorso avviato ufficialmente nel novembre 2023 con l’obiettivo di convertire l’intero parco veicoli del Vaticano a trazione elettrica entro sette anni. Un obiettivo ambizioso ma concreto: entro il 2030, tutte le auto dello Stato dovranno essere a zero emissioni.

La svolta non si ferma alla mobilità. A supporto della transizione, è già in corso l’implementazione di una rete di ricarica diffusa. Il 20 dicembre 2024 sono entrati in funzione venti punti di ricarica veloce su dieci colonnine, e due ulteriori punti di ricarica “ultra fast” nei pressi dell’ingresso dell’Aula Paolo VI. Una rete che serve non solo le auto in dotazione, ma anche i mezzi dei visitatori e dei dipendenti.

Sul fronte energetico, lo sforzo è altrettanto chiaro. A dicembre è stata inaugurata la nuova copertura fotovoltaica del Cortile delle Corazze, all’ingresso dei Musei Vaticani. Si tratta di una struttura in vetro fotovoltaico che non solo produce energia pulita, ma valorizza architettonicamente uno spazio simbolico e ad alta visibilità. Il progetto si inserisce in una linea di interventi più ampia per aumentare l’autonomia energetica dello Stato e ridurre le emissioni di CO₂.

Del resto, il Papa ha più volte ribadito l’urgenza dell’azione climatica. La “Conversione Ecologica 2030” non è solo un piano tecnico, ma anche una traduzione pratica del messaggio della Laudato si’, l’enciclica del 2015 in cui Francesco ha chiamato tutte le istituzioni a una responsabilità concreta verso la “casa comune”.

Il Vaticano, con il suo peso simbolico globale, sceglie così di dare l’esempio. E mentre il mondo discute, in questo piccolo Stato si agisce. In silenzio, ma in modo efficace. L’obiettivo non è semplicemente ridurre le emissioni. È dare un segnale: la transizione è possibile, anche nei luoghi più antichi, anche dove tutto sembra immobile.

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