14.08.2024
I giovani tornano a credere nelle attività del volontariato. Il numero dei 14-17enni che si sono dedicati a questo settore è salito dal 6,4%, fino ad arrivare al 7% nell’anno 2023. Segnale di consapevolezza positiva dopo il periodo pandemico; ma serve più uniformità a livello nazionale.
L’adolescenza è un periodo cruciale della vita, spesso associato ai cambiamenti, alle sfide e alla costruzione dell’identità personale. Ma c’è chi dipinge queste ragazze e questi ragazzi a pennellate di luoghi comuni, a tratti apatici, a tratti disinteressati. Eppure, i dati sul volontariato raccontano una realtà diversa. Secondo un’analisi condotta da Openpolis, ci sono segnali che mostrano un aumento della partecipazione dei giovani nelle attività di volontariato: se nel 2021 la quota dei 14-17enni che si sono impegnati in questo settore, nel 2022 si è saliti al 6,4%, fino ad arrivare al 7% nell’anno successivo.
Un dato, questo, che è doppiamente interessante, perché sembra essere in controtendenza rispetto al resto della popolazione. Infatti, la pandemia da Covid-19 aveva inevitabilmente causato un calo nella partecipazione per via delle restrizioni sociali, ma a partire dal 2021 si è osservata una lenta, ma costante ripresa, con i giovani e i giovanissimi protagonisti. L’attività di volontariato, però, nonostante la tendenza positiva, varia da territorio a territorio: nelle regioni settentrionali è generalmente più diffuso e coinvolge una maggior percentuali di residenti, mentre nelle regioni meridionali la partecipazione risulta meno ampia. Una differenza che però non è da attribuire alla sola volontà delle ragazze e dei ragazzi: tra i vari fattori, per esempio, va tenuta in considerazione la diversa concentrazione di organizzazioni non profit ed enti di volontariato nelle varie aree del Paese. Al Centro e al Nord, infatti, queste organizzazioni sono più numerose, mentre nel Sud la loro presenza è più limitata. Il che, se da una parte riflette le sfide strutturali e sociali che influenzano il tessuto associativo in queste aree, dall’altra finiscono inevitabilmente per condizionare le concrete possibilità partecipative.
Ma nel complesso è un fenomeno che testimonia non solo il desiderio di contribuire al benessere della comunità, ma anche la crescente consapevolezza sociale tra le nuove generazioni, che si confermano così agenti di cambiamento all’interno di una società che si ostina a cucire loro addosso etichette e stereotipi, spesso con connotazione negativa.