“Invitiamo il nostro caro popolo a non celebrare quest’anno il rito del sacrificio dell’Eid al-Adha”, ha dichiarato il re Mohammed VI spiegando che il motivo di questa richiesta sono “le sfide climatiche ed economiche che sta affrontando il nostro Paese, che hanno portato a un calo significativo del numero di capi di bestiame”.
Quella di quest’anno è la peggiore siccità che il Marocco abbia mai sperimentato dall’inizio degli anni Ottanta. I numeri sono impressionanti e li ha resi pubblici a metà febbraio il ministro dell’Agricoltura Ahmed Bouari: un calo del 38% del numero di capi di bestiame, con un deficit di precipitazioni del 53% rispetto alla media degli ultimi 30 anni.
Una siccità che flagella il regno africano per il settimo anno consecutivo e che ha portato a unacarenza di pascoli per il bestiame e a un calo della produzione di carne, con conseguente aumento dei prezzi sul mercato locale e maggiori importazioni di bovini, ovini e carne rossa vivi.
Il Paese ha recentemente firmato un accordo per importare fino a 100 mila pecore dall’Australia e, nel bilancio del 2025, ha sospeso i dazi all’importazione e l’imposta sul valore aggiunto su bovini, ovini, cammelli e carne rossa per mantenere stabili i prezzi sul mercato locale.
Alla vigilia dell’inizio del Ramadan, il mese sacro del digiuno, l’annuncio del sovrano ha fatto tirare un sospiro di sollievo a molti marocchini, pronti a indebitarsi per il rito che quest’anno cade il 6 giugno. Se santificare la festa è una Sunnah, cioè un atto obbligatorio, è pure vero che per la maggioranza dei marocchini acquistare un montone, per sacrificarlo, sarebbe un sacrificio (questo sì) difficilmente sopportabile in questo momento: “Causerebbe un danno reale a molte delle nostre persone – scrive il sovrano marocchino – in particolare a quelle con redditi limitati”. Oggi per acquistare un montone di taglia media occorrono circa 8 mila dirham (800 euro), pari a quasi due stipendi mensili, visto che la paga sindacale di base corrisponde a circa 500 euro.
L’annullamento della festa, che ricorda l’atto di fede di Abramo, pronto a uccidere il figlio su ordine divino, era già successo sotto il regno di Hassan II, nel 1963, quando imperversava la “Guerra della sabbia” tra Marocco e Algeria. La seconda volta è stata per la grave crisi idrica del 1981 e così per terza, nel ’96, dopo il picco di siccità del 1995.