La polemica sul match tra Italia e Israele, in programma l’8 settembre a Debrecen e poi il 14 ottobre a Udine, si allarga ogni giorno di più. A rompere il ghiaccio sono stati gli allenatori: l’Associazione Italiana Allenatori di Calcio (Aiac) ha scritto a Figc, Uefa e Fifa chiedendo di sospendere Israele dalle competizioni internazionali finché continuerà la guerra a Gaza. Una presa di posizione senza precedenti, che mette in discussione non il calendario ma il principio stesso di giocare “come se nulla fosse”.
I sindaci e le petizioni
Alla voce degli allenatori si è aggiunta quella di alcuni amministratori locali. Il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, ha definito “inopportuno” ospitare la partita in città, temendo tensioni per l’ordine pubblico e ricordando il contesto di conflitto in Medio Oriente. Nel frattempo una petizione online ha superato le 20 mila firme, segno di un dissenso che non è solo istituzionale ma anche popolare.
Nonostante la pressione crescente, il governo italiano e la Federcalcio hanno ribadito che la partita si deve giocare. Il ministro dello Sport Andrea Abodi ha detto che “lo sport deve unire e non dividere” e che Israele, a differenza della Russia, è un Paese che si trova in una condizione di difesa. Sulla stessa linea il ministero dell’Interno, che ha assicurato la tenuta delle misure di sicurezza.
Le parole dei ct
In questo scenario carico di tensioni, i due allenatori cercano di mantenere il campo al centro. Rino Gattuso, al debutto come commissario tecnico azzurro, non nasconde il turbamento: “Sono un uomo di pace, mi spezza il cuore vedere civili e bambini morire, ma abbiamo Israele nel girone e dobbiamo giocare”. Dall’altra parte Ran Ben Shimon guida una nazionale che vive tra ambizione sportiva e pressione politica: “Abbiamo grandi obiettivi, vogliamo vincere e sappiamo che l’energia positiva è più forte di quella negativa”.
Il fronte del “no” si allarga, ma la macchina organizzativa va avanti. Il calendario FIFA impone di giocare e le istituzioni italiane non vogliono deroghe. Resta però la sensazione che questa non sarà una semplice partita di qualificazione: sul campo neutro di Debrecen e poi a Udine, l’Italia e Israele porteranno con sé non solo maglie e schemi tattici, ma il peso di una guerra che continua a dividere anche sugli spalti.