21 Novembre 2024
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Jamais Vu, il “mai visto prima”, fenomeno delle imperfezioni memoriali

Andare al solito supermercato e non sapere in che via ci troviamo? Come il Déjà Vu “già visto”, anche la sensazione di non aver mai vissuto una situazione ricorrente e nota implica studi psicologici. Ma attenzione a ripetere spesso le stesse cose.

In psicologia abbiamo imparato a conoscere la sensazione di aver già vissuto in passato una circostanza che si sta verificando nel presente, ora scopriamo come troviamo non familiare una cosa che invece lo è. Partiamo dal “già vissuto”, il “già visto”, il classico “Deja Vu”, la sensazione di aver già passato un’esperienza, un fenomeno complesso, difficile, spesso un vero e proprio avvincente enigma nel campo della psicologia e delle neuroscienze che non smette di suscitare l’interesse dei ricercatori. C’è chi pensa che possa essere un imbroglio delle emozioni, una piccola discrepanza temporale tra la percezione della realtà e la registrazione delle informazioni. Riassumendo, il nostro cervello potrebbe registrare una nuova esperienza appena prima di avvertirla, creando la strana sensazione di averla già provata.  Un fenomeno così affascinante che ne sono state scritte canzoni e realizzati film come quello con Denzel Washington, record di incassi.

E, nonostante i più romantici ne vedano un ricordo di vite passate che emerge dall’anima, la ricercatrice Anne Cleary ha voluto sottolineare che la memoria è lontana dall’essere perfetta, ma solo perché qualcosa non riesce a essere richiamato non significa che non sia ancora lì da qualche parte. Se, quindi, il Deja Vu è un fenomeno diffuso che secondo gli esperti ha interessato nel corso della vita due terzi della popolazione, il Jamais Vu (dal francese, «mai visto») è una relativa novità: sta a significare la sensazione alienante di vivere un’esperienza che sembra completamente nuova, pur avendone confidenza. Un esempio? Uscire per andare al supermercato e non sapere in che via ci troviamo.

Cosa causa questa sensazione? Potrebbero sì esserci cause più importanti come l’amnesia, l’epilessia e l’afasia (più noto come il disturbo del linguaggio che ha ultimamente interessato l’attore di Hollywood Bruce Willis), ma può capitare anche a persone sanissime.

All’Università di Grenoble il fenomeno è stato infatti riprodotto attraverso “compiti di alienazione”; i partecipanti che hanno scritto ripetutamente una parola per un lungo periodo di tempo a un certo punto hanno iniziato a perdere il significato che normalmente le si attribuisce. Da familiari questi termini iniziavano a diventare non familiari. I ricercatori hanno segnalato che circa i due terzi dei concorrenti si sono sentiti “strani e particolari” dopo aver scritto le parole una trentina di volte o un minuto di tempo dall’inizio dell’esercizio. Così si è scoperto che lo stress e le azioni ripetute in un contesto simile alla catena di montaggio possono estraniare il cervello e farci slegare dalla nostra vita.

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