27 Settembre 2025
/ 26.09.2025

La Flotilla a Mattarella: “Fermarsi sarebbe legittimare i violenti”

Il Capo dello Stato lancia un appello alla Global Sumud Flotilla in partenza da Creta: “Non rischiate la vita, affidate gli aiuti al Patriarcato Latino di Gerusalemme”. Gli attivisti: “Non accettiamo deviazioni, sarebbe legittimare chi ci blocca con la forza”. La portavoce della Flotilla va a Roma per continuare il dialogo

Alla vigilia della partenza della Global Sumud Flotilla dalle coste di Creta, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rivolto un appello agli attivisti a bordo delle imbarcazioni dirette verso Gaza: “Non mettete a rischio la vostra incolumità. Affidate gli aiuti al Patriarcato Latino di Gerusalemme per garantire una consegna sicura alla popolazione palestinese”.

Il messaggio, diffuso ufficialmente dal Quirinale, riconosce il significato simbolico e umanitario dell’iniziativa ma invita a non compromettere il valore dell’azione con un’esposizione a rischi concreti, in un contesto geopolitico estremamente delicato. “Il valore della vita umana – ha sottolineato Mattarella – impone di evitare ulteriori sofferenze. Gaza è già colpita da disumane violenze, non serve aggiungerne altre”.

La proposta del presidente si inserisce in un tentativo di mediazione che vede coinvolto il Patriarcato Latino di Gerusalemme, pronto a farsi carico della consegna degli aiuti – medicinali, generi alimentari e altri beni essenziali – raccolti dalla Flotilla per la popolazione civile di Gaza.

L’avvertimento della Difesa

L’intervento del capo dello Stato fa seguito all’avvertimento del ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha chiarito l’impossibilità per l’Italia di garantire la sicurezza delle imbarcazioni una volta superate le acque internazionali. Il timore di incidenti con la marina israeliana è concreto, come già accaduto in precedenti missioni simili.

La replica della Flotilla non si è fatta attendere. Gli attivisti hanno respinto l’invito alla mediazione, ribadendo la volontà di proseguire il viaggio verso le acque antistanti la Striscia di Gaza. “Noi siamo pronti a valutare delle mediazioni ma non cambiando rotta perché significa ammettere che si lascia operare un governo in modo illegale senza poter far nulla. Israele sta commettendo un genocidio senza che nessuno dei nostri governi abbia ancora avuto il coraggio di porre delle sanzioni, porre un embargo sulle armi, chiudere almeno una parte dei rapporti commerciali”, ha dichiarato la portavoce italiana Maria Elena Delia.

Secondo la Flotilla, deviare la rotta e lasciare gli aiuti in mano ad altri soggetti equivarrebbe a legittimare un blocco navale che gli attivisti ritengono illegale. “Significherebbe ammettere che non si può più nemmeno navigare pacificamente. Se ci si piega a questa logica, ogni forma di protesta civile viene annullata”, ha aggiunto Delia.

Gli organizzatori si dicono disponibili ad alternative di consegna solo a condizione che non implichino una rinuncia al diritto di navigare liberamente. “È come dire: vi attaccheranno e noi non possiamo evitarlo, quindi spostatevi. Ma nessuno chiede conto a chi attacca. Questo è il nodo vero”, conclude la portavoce che comunque è in viaggio per Roma per un dialogo diretto con le istituzioni. Spiegherà che c’è una possibilità di accordo, ma non senza ottenere vantaggi per la popolazione palestinese sotto le bombe.

Uno stallo difficile

Il caso riapre il dibattito internazionale sull’accesso umanitario alla Striscia di Gaza, già al centro di numerose missioni fallite o interrotte negli ultimi anni. Le pressioni internazionali su Israele si sono moltiplicate nei mesi recenti, in seguito a operazioni militari che hanno provocato migliaia di vittime civili.

Dal canto loro, gli attivisti della Flotilla accusano i governi occidentali di inazione: “Manca il coraggio di sanzionare chi viola sistematicamente i diritti umani. Non chiediamo protezione per noi, chiediamo che venga rispettato il diritto internazionale”.

Il viaggio delle imbarcazioni – il cui equipaggio è composto da volontari, attivisti, medici, giornalisti e osservatori – è ora in bilico tra le raccomandazioni delle istituzioni italiane e la determinazione di portare a termine la missione.

La partenza da Creta è prevista a breve. Restano forti incertezze su come Israele reagirà all’arrivo della Flotilla nelle acque prossime alla Striscia. Il rischio di un nuovo incidente internazionale non è escluso.

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