L’acqua è diventata imprevedibile. O non c’è, o ce n’è troppa. L’alternanza estrema tra siccità e alluvioni – marchio di fabbrica della crisi climatica mediterranea – costringe a reinventare la gestione idrica. In Maremma si sperimenta una delle soluzioni più ingegnose: dighe gonfiabili che deviano l’acqua irrigua senza ostacolare le piene del fiume Ombrone. Un’infrastruttura elastica, letteralmente, capace di adattarsi alle stagioni e alle emergenze.
L’intervento è stato realizzato ad Alberese, nel Grossetano, lungo i canali di bonifica Padulino e Barbicato, a sostegno dell’agricoltura di qualità nel territorio contiguo al Parco Regionale della Maremma. A gestirlo è il Consorzio di bonifica 6 Toscana Sud, che punta a irrigare la “Piana dell’Alberese” riducendo sprechi e impatti ambientali.
Come funziona una diga che si sgonfia
“Il funzionamento è semplice”, spiega la direttrice dei lavori Valentina Chiarello. “Con l’opera di presa sull’Ombrone si preleva l’acqua, che viene invasata nei canali a cielo aperto grazie a un sistema di dighe gonfiabili. I consorziati poi la distribuiscono ai loro campi tramite pompe”.
Quando la stagione irrigua finisce, tutto cambia volto: gli sbarramenti vengono sgonfiati, le pompe rimosse, la tubazione chiusa. In caso di piena, il fiume scorre libero, senza ostacoli artificiali.
Il sistema, già testato con risultati soddisfacenti (in 26 ore di pompaggio sono stati prelevati 17.800 metri cubi d’acqua, pari a 190 litri al secondo), potrà servire circa 400 ettari già nella prossima stagione irrigua. Il pompaggio sarà attivo dal 1° aprile al 30 settembre, con un volume annuo massimo di 2,1 milioni di metri cubi.
“L’adattamento alla crisi climatica deve affrontare la complessità del fenomeno”, sottolinea Francesco Vincenzi, presidente di Anbi. “Innovazione e ricerca, ma anche infrastrutture, manutenzione e cultura dell’acqua sono i capisaldi della nostra strategia di resilienza”.
Massimo Gargano, direttore generale dell’associazione, lega il progetto al più ampio “Piano Invasi”, proposto insieme a Coldiretti: “Trattenere l’acqua quando c’è, per usarla quando serve. È la logica che deve guidare il futuro dell’irrigazione italiana”.
Investire nel futuro idrico
Il progetto maremmano prevede tre dighe mobili, ma la più grande – quella sul canale Essiccatore principale – deve ancora essere realizzata. “L’importo complessivo dei lavori era superiore al finanziamento ministeriale di 1,14 milioni di euro”, spiega il presidente del Consorzio Toscana Sud, Federico Vanni. “Per completare l’opera abbiamo partecipato a un bando regionale e siamo stati ammessi in graduatoria. Contiamo di ottenere i fondi nei primi mesi del 2026 e servire così un’area di oltre mille ettari entro il 2027”.
L’irrigazione, aggiunge Gargano, “è uno degli scopi istitutivi del sistema consortile. Ma ci attendono nuove sfide, come la lotta al cuneo salino che minaccia le coste agricole”.
Le dighe gonfiabili, in questo senso, sono più che un esperimento: rappresentano un segnale di cambiamento nella gestione delle acque italiane. Un modo concreto di restituire all’acqua la sua flessibilità naturale.
