17.10.2024
L’acqua del rubinetto si conferma sempre più verde e amica dell’ambiente agli occhi degli italiani. L’80% della popolazione ha preso l’abitudine di berla. La controtendenza ha spinto i consumatori a rivedere l’acquisto incontrollato di bottiglie confezionate, quasi sempre di plastica, optando per i sistemi di filtraggio. Il sondaggio.
Una fonte non indifferente di consumi e soprattutto di sprechi, per le ultime generazioni, si è nel tempo rivelata l’acqua che i cittadini consumano nelle proprie case. Questo soprattutto a causa di un fenomeno che è cresciuto a dismisura nel corso dei decenni: l’acquisto incontrollato di bottiglie confezionate, quasi sempre di plastica (e quindi difficili da smaltire e molto inquinanti). Ebbene: l’ultimo anno ha fatto registrare in tal senso uno storico cambio di rotta, a vantaggio del sempreverde e a lungo fin troppo bistrattato rubinetto.
Lo evidenzia l’indagine 2024 di Open Mind Research per Acqua Italia, associazione costruttori trattamento acque primarie federata Anima Confindustria. I dati certificano, infatti, che negli ultimi 12 mesi i cittadini che nel nostro Paese hanno l’abitudine di bere in casa l’acqua proveniente dal proprio rubinetto si sono stabilizzati intorno a una percentuale dell’80,8%. Non pochi, se si pensa che appena nove anni fa il consumo generale arrivava appena al 71,8%.
Diversi i fattori che incidono su tale scelta, primo dei quali resta la comodità. Da non sottovalutare però anche l’importante aspetto dell’attenzione all’ambiente, che addirittura per gli italiani che bevono acqua di rubinetto risulta più rilevante anche rispetto alla ricerca di un maggiore risparmio economico. Che, però, è a sua volta un elemento su cui la cittadinanza è sempre più attenta.
Questo fenomeno non rappresenta, tuttavia, un mero ritorno al passato, come certifica un altro importante dato dell’indagine: il 40% degli italiani non si limita a bere l’acqua della rete idrica comunale, ma in più utilizza un sistema domestico per filtrarla. E questa è una vera, piccola novità nelle nostre case, se si considera che il fenomeno ha fatto registrare un’impennata del +19% anche solo rispetto ai numeri del vicino 2021. Addirittura la percentuale arriva al 74% nelle abitazioni dei 18-34enni, attualmente più avvezzi al rubinetto piuttosto che alla bottiglia di plastica anche rispetto ai loro genitori e nonni.
Soddisfatto da questi numeri, ma consapevole del fatto che ci sia ancora molto lavoro da fare, si è mostrato Lorenzo Tadini, presidente di Aqua Italia: «I risultati raccolti fanno ben sperare e sono il segno di una sempre maggiore attenzione degli italiani rispetto alla risorsa idrica. È però giusto ricordare che l’Italia mantiene il primato del Paese in Europa in cui è maggiore il consumo di acqua in bottiglia. Si tratta di un’abitudine di enorme impatto ambientale, pertanto è fondamentale continuare a sensibilizzare i cittadini sul tema. Tanto più che il sistema nazionale mette a disposizione acqua a km zero di ottima qualità».
Anche in questo senso è giusto sottolineare alcune differenze territoriali anche nella scelta di ricorrere all’acqua di rubinetto. Pur essendo generale la crescita in tutta Italia, la distribuzione dei consumatori non è omogenea nell’intero Paese: le aree in cui le percentuali sono in assoluto più alte sono Nord Est ed Emilia-Romagna, in fondo alla graduatoria ci sono invece il Sud e le Isole.