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Cronaca, Economia

L’anima del commercio

04.08.2024

Ricavi in continua crescita. Il valore mondiale della pubblicità si avvicina al tetto dei 1000 mld di dollari. Riparte l’Italia favorita dall’apporto del digitale con numeri da capogiro. A livello globale, siamo di fronte a una prospettiva storica del 7,8% in più rispetto all’anno precedente.

La pubblicità è l’anima del commercio, come si dice ormai da intere generazioni. Forse, però, all’epoca in cui si diffuse il detto sarebbe stato impossibile prevedere i livelli di crescita raggiunti nel frattempo da questo business. E da questo punto di vista il 2024 potrebbe rivelarsi un anno davvero storico, con numeri di peso e importanza colossali.
Un ricco report curato dalla società di investimento media GroupM ha infatti stimato che, a livello globale, nel 2024 i ricavi pubblicitari avranno una crescita del +7,8% rispetto all’anno precedente. Ciò permetterà al settore di avvicinarsi all’irreale tetto dei 1000 miliardi di dollari, raggiungendo quota 989,8. In tal senso è centrale l’apporto della Cina, che in soli 12 mesi salirà da 148,2 a 199,4 miliardi di dollari di ricavo.
Proprio Cina e Stati Uniti, da soli, si prendono il 57,1% della torta. Più complessa la situazione in Italia, dove il mercato della pubblicità sta comunque dando importanti segnali di ripresa e reattività per la prima volta dall’epoca pre-Covid. Al netto delle residue incertezze, ad ogni modo, i numeri nostrani forniscono svariati spunti di riflessione.

Ovviamente, anche in territorio italiano il mercato sta cambiando, trasformandosi sempre di più intorno alle possibilità offerte dal digitale. Non a caso in questo settore la pubblicità è cresciuta del 5,5% dal 2023, sfiorando il 60% di share. E in soli dieci anni la pubblicità su colossi come Google, Meta, Amazon e TikTok è salita dal 16% di occupazione del mercato globale al 46% odierno. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, però, questo nuovo fenomeno non sta piegando i media più tradizionali. Anzi.
Il report prevede infatti un +6,3% anche per gli introiti pubblicitari della televisione italiana. Ma a trainare quest’ultima è proprio la componente digitale, senza la quale le cifre sarebbero inferiori di ben 500 milioni e più. L’esempio più facile che può confermare tale andamento è quello della Rai, attiva oltre che con i canali televisivi anche con lo streaming di Raiplay, con i suoi siti web e con app varie. Peraltro, in Italia anche la radio sale del 7,9%, che sarebbe un 6,0% senza l’apporto delle nuove tecnologie.

Il digitale sta oltretutto permettendo di diversificare la proposta commerciale, come dimostra il fatto che piccole e microimprese si spartiscono da sole quasi il 60% dei ricavi totali della pubblicità in Italia. Un’ulteriore riprova di come funziona il tessuto economico e produttivo nostrano, che sta certamente beneficiando di modalità più dirette e aperte del recente passato per far circolare i propri nomi e marchi.
«Complessivamente la pubblicità sta crescendo, in tutto il mondo. Le previsioni di metà anno permettono di tracciare uno scenario più ottimistico che in passato, grazie alla ripresa di mercati cruciali come la Cina, ma anche alla crescita del digitale, delle televisioni online e dell’Intelligenza Artificiale», conferma infatti il report di GroupM.

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