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Cronaca, Economia

Le banche che abbandonano le montagne

13.10.2024

Esiste una correlazione tra presenza di banche locali e crescita economica. Gli istituti di credito devono far parte di quel 54% di bacino territoriale nazionale, che racchiude i comuni montani in cui risiedono oltre 10 milioni di abitanti. Ma qualcosa è andato storto. Più di un quarto dei comuni italiani vive senza. Meglio il Sud.

Lo sviluppo economico si combina da sempre con la presenza delle banche, ma quelle di grandi dimensioni sembrano avere rinunciato a presidiare i territori montani, dove resistono le banche di credito cooperativo. Cosicché – sostiene l’Uncem, Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani – combattere la dismissione degli sportelli bancari significa agire contro lo spopolamento e la desertificazione commerciale. Il concetto e la richiesta sono chiari: «le banche devono essere parte di quel 54% di bacino territoriale nazionale, che racchiude i comuni montani e in cui risiedono oltre 10 milioni di abitanti, e non complicarne, chiudendo, il quadro economico e sociale» – asserisce Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem. A sostenere questa tesi concorre una ricca letteratura sul nesso tra banche e sviluppo locale in Italia.

La grande maggioranza degli studi econometrici mette in evidenza una relazione significativamente positiva tra la presenza di banche locali e la crescita economica. In particolare, con effetti positivi su tasso di occupazione e reddito. Se chiude una banca o anche solo uno sportello bancomat cade una delle prerogative essenziali a presidio della vita in montagna. «Inutile immaginare di migliorare la qualità della vita nelle aree più marginali se poi gli abitanti sono costretti a spostarsi in un altro paese per un banale prelievo di contanti», dicono in coro i sindaci montani. in 30 anni istituti di credito dimezzati e oggi quattro milioni di abitanti e 250 mila imprese operano in paesi senza filiali. Il Sud resiste meglio, tra le maglie nere il Nord Ovest.

Secondo i dati relativi a fine 2023, più di un quarto dei comuni italiani – 2.227 su 7.901 per la precisione – non ha una banca. Sono 4 milioni e 300 mila gli abitanti esclusi da un servizio fondamentale; la metà di essi ha perso questo diritto negli ultimi anni. E le imprese che sono private di un servizio essenziali sono quasi 250 mila. In Piemonte, per esempio, il 13,8 percento della popolazione vive in un territorio dove non ci sono più sportelli. Con la sola perdita del bancomat, i piccoli comuni si trovano a perdere un altro servizio fondamentale per la popolazione. Una situazione che ha indotto la Regione Piemonte a convocare agli inizi di ottobre un vertice sui paesi di montagna senza banche. «Per puntare al rilancio della montagna bisogna garantire la qualità della vita» – è stato il succo della risoluzione emersa dal confronto in Regione, che propone un patto etico per impegni le banche a trovare sempre una soluzione alternativa la chiusura.

«La rigenerazione delle cosiddette “terre alte” impone che tutti facciano la loro parte realizzando le sinergie con tutti gli attori economici e sociali – sottolinea Marco Bussone – Un obiettivo di cui le banche devono essere partecipi, perché la loro presenza nei centri abitati montani garantisce servizi necessari a cittadini e un punto di riferimento per le imprese, oltre a fungere da leva per attrarne di nuove».

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