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Le grandi corse in Europa godono di ottima salute, il Giro d’Italia soffre

20.05.2023

La decisione di mutilare “il tappone” del Gran San Bernardo ha segnato l’ennesima caduta di stile, minando ancora di più l’interesse intorno alla Corsa Rosa.

La farsa della tredicesima tappa del Giro d’Italia sulla via di Crans Montana ha acceso i riflettori sui mali del Giro stesso e del movimento italiano, che – attenzione! – non sono comuni al resto del panorama mondiale del ciclismo. Le classiche del Nord godono di salute migliore rispetto a Milano-Sanremo e Giro di Lombardia, il Tour de France si irrobustisce sempre più e travalica dai confini nazionali addirittura con arroganza, il Giro di Spagna si è elevato dalla mediocrità grazie al Tour; i Mondiali si perpetuano e si moltiplicano. Il Giro soffre. E con esso l’intera Italia del pedale.

La “passione senza fine” per il Giro è invece in via di estinzione. Soltanto il pubblico interpreta il ruolo di fervente appassionato dell’evento nazionalpopolare di maggior spicco in Italia. Perché? Semplicemente perché le altre componenti del movimento si vanno sciogliendo nell’acido del menefreghismo e dell’ignoranza culturale. La decisione accettata di mutilare “il tappone” del Gran San Bernardo è andata ad aggiungersi all’insulso trascinarsi del Giro 2023 da Francavilla alla Svizzera: 2.000 chilometri di nulla, eccezion fatta per le impennate di Remco Evenepoel a Ortona e a Cesena, prima del clamoroso schiaffo rifilato all’intera compagnia con la scusa della positività al Covid-19 da asintomatico alla vigilia della giornata di riposo, e dopo la galoppata di 35 km a 51 chilometri all’ora della seconda gara a cronometro. Se ne è andato il lunedì e il giovedì era già in allenamento.

Nulla di eccitante sul Gran Sasso. Zero-a-zero nelle Marche (nel ciclismo il pareggio in bianco non dà punti). Primo “tappone” alpino ridicolizzato. Pioggia e freddo hanno condizionato la passeggiata, è vero. Ma quando il clima era clemente, l’agonismo non si è visto. Soltanto noia. Tanto è che la media degli spettatori per la diretta di Rai2 non arriva a 1,2 milioni a tappa nelle prime dodici frazioni. Quattordici milioni e 304.000 in totale sono quisquilie se si pensa che il Tour del 2022 è stato visto su France2 da 4 milioni di spettatori al giorno.

Il ciclismo sta tagliando il ramo esterno dell’albero su cui sta appollaiato da anni. Anche Lance Armstrong e Danilo Di Luca orchestrarono uno sciopero bianco al Giro del Centenario (2009), appellandosi a presunti pericoli lungo il tracciato cittadino di Milano… salvo dimenticare che i binari da attraversare e le due auto parcheggiate male erano nel tratto di trasferimento. Poi macinarono i giri conclusivi del circuito cittadino ad oltre 54 di media con vittoria parziale in volata di Mark Cavendish, segno che di pericoli non ce n’erano!

Il ciclismo perse allora come ha perso nella giornata di venerdì 19 maggio a Crans Montana. Il ciclismo contemporaneo Made in Italy necessita di un patto di garanzia se vuole guardare al futuro con ambizione a fronte della mediocrità attuale, che lo fa sprofondare in buffonate quotidiane.

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