04.06.2024
Sono i territori che inquinano meno nel mondo. Custodi cruciali di oceani e biodiversità, le isole contribuiscono per meno dell’1% alle emissioni di carbonio a livello globale, ma sono tra le più colpite dagli effetti del cambiamento climatico. Chiedono aiuto.
C’è un appello al mondo che arriva da Jorge Moreira de Silva, direttore esecutivo dell’UNOPS, lanciato in occasione della quarta conferenza annuale dei piccoli stati insulari in via di sviluppo (SIDS): la comunità internazionale ha la responsabilità morale di sostenere questi Paesi nella lotta alla sopravvivenza climatica. Una responsabilità che dovrebbe essere spontanea se si pensa che questi Stati, che rappresentano le economie più vulnerabili del mondo, contribuiscono per meno dell’1% alle emissioni di carbonio a livello globale, ma sono tra i più colpiti dagli effetti del cambiamento climatico.
Le difficoltà che i SIDS si trovano a fronteggiare sono uniche nel loro genere, per così dire, e li mettono in condizioni per cui si trovano a fronteggiare livelli di debito significativamente più elevati rispetto ad altri Paesi in via di sviluppo: «Oltre il 40% dei SIDS sono ora sull’orlo, o sono già alle prese con livelli di debito insostenibili – afferma – Tra il 2016 e il 2020 questi Paesi hanno pagato per il servizio del debito 18 volte di più di quanto hanno ricevuto con i finanziamenti per il clima». E le cause di questa situazione sono presto spiegate: i piccoli stati insulari sono dipendenti dal commercio internazionale, in quanto possono fare affidamento su risorse limitate, con il quadro che si complica con la lontananza dai principali mercati e una elevata suscettibilità ai disastri naturali. Senza contare gli effetti della pandemia, che ha fatto calare il Pil dei SIDS del 6,9% rispetto al 4,8% degli altri Paesi in via di sviluppo. Una situazione, questa, che, come ha sottolineato Da Silva, richiede soluzioni pratiche, sia in termini di risorse umane che tecniche: «Nonostante l’esposizione a numerosi rischi, questi Paesi hanno un accesso limitato alle risorse per lo sviluppo e spesso non possono beneficiare dei meccanismi di riduzione del debito a causa del loro reddito nazionale lordo pro capite». E proprio per questo motivo De Silva chiede l’aiuto della comunità internazionale, perché il destino di queste piccole isole si intreccia con il destino di tutto il mondo: questi Paesi sono custodi cruciali degli oceani e ospitano una parte significativa della biodiversità mondiale.
L’UNOPS, l’agenzia per la gestione dei progetti e delle infrastrutture, ha già intrapreso diverse iniziative a sostegno dei DIDS, collaborando con partner internazionali per migliorare l’assistenza sanitaria alle Barbados, sviluppare sistemi di raccolta dell’acqua piovana alle Maldive, lavorare sulla protezione costiera a Kiribati e implementare un sistema di allerta metereologica precoce a Timor Est. Ma è uno sforzo, questo, che va fatto insieme. Per il bene di tutti.