10 Maggio 2024
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Ambiente, Economia, Sostenibilità

L’industria teme le nuove regole Ue sugli imballaggi a tutela dell’ambiente

12.04.2024

L’Italia produce oltre il 70% del materiale d’imballaggio utilizzato in Europa. Nonostante la buona causa, emergono forti preoccupazioni per i nuovi standard europei che regolamentano il packaging alimentare all’interno della Comunità: “non costruiscono, ma distruggono”. Tutti i dettagli.

La lotta al cambiamento climatico è ormai un imperativo. E, tra le varie forme che assume, c’è quella delle politiche europee per la sostenibilità. Proprio in quest’ottica si inserisce il regolamento Packaging & Packaging – Waste Reduction, su cui il Consiglio europeo e il Parlamento europeo hanno trovato un accordo all’inizio di marzo.

Ma di che cosa si tratta? L’obiettivo del Ppwr è ridurre i rifiuti derivanti dagli imballaggi alimentari, rendendoli più sostenibili e garantendo gli standard più elevati nei processi di gestione; in particolare, prevede quote minime di materiale riciclato nei nuovi imballaggi, che diventeranno obbligatorie dal 1° gennaio 2030, con le percentuali che variano a seconda del tipo di involucro. Per esempio, per i sensitive packaging in PET dovrà esserci un 30% di materiale riciclabile, per i sensitive packaging in materiali diversi dal PET ce ne dovrà essere il 10%; ancora, per le bottiglie in plastica monouso è prevista una quota del 30% e, infine, per tutti gli altri tipi di imballaggi la percentuale dovrà essere del 35%. Nonostante la buona causa sottostante, il nuovo regolamento non ha mancato di sollevare preoccupazione all’interno del settore, soprattutto in merito alle implicazioni che potrebbe avere sull’industria italiana del packaging. In quest’ottica, Pro Food ha spiegato che le nuove norme potrebbero comportare «la distruzione del comparto dei produttori di imballaggi per ortofrutta: un’eccellenza italiana a livello europeo, visto che oltre il 70% del materiale utilizzato in tutta Europa viene prodotto da aziende italiane».

Sulla stessa lunghezza d’onda l’insieme di aziende associate a Unionplast, che, in una nota ufficiale, esprimono un forte sgomento, scrivendo che «il nuovo regolamento sugli imballaggi non costruisce, ma distrugge», criticando aspramente le restrizioni di immissione sul mercato previste dal Ppwr e gli eventuali costi che la ristorazione collettiva dovrà affrontare per adeguarsi alle norme. Da canto loro, i produttori italiani di imballaggi in plastica per ortofrutta sostengono di aver già sviluppato un’economia circolare avanzata, con una significativa percentuale di riciclo degli articoli immessi sul mercato, rispettando gli standard del Regolamento 2023/2486 sulla Tassonomia, che oltre a definire già attività e prodotti considerati sostenibili, precisa i criteri di riciclabilità associata a un contenuto medio di riciclato pari al 70% del peso in oggetto.

Dunque, il dibattito sul nuovo regolamento per il packaging alimentare è acceso e molto complesso, in cui divergono gli interessi di industria, consumatori e legislatori, e le istituzioni europee si trovano ad affrontare il bilanciamento tra sostenibilità ambientale, esigenze economiche e sociali: la sfida è grande, ma necessaria. E il voto del Parlamento Europeo il prossimo 24 aprile sarà cruciale per determinare il percorso di questa normativa.

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