18 Ottobre 2024
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Luciano Scalettari e il sogno di un mare senza morti

18.07.2024

Navigano il mare, ma anche il dibattito sociale. Attraverso lo sviluppo di un progetto di divulgazione su terra i membri di ResQ – People Saving People vogliono raggiunge una meta ancora lontana: zero morti nel Mediterraneo.

Dal 2014 ad oggi sono stati almeno 23.000 i morti e i dispersi nel Mar Mediterraneo. Nel 2023, il numero è di 2.271. Nello stesso anno 15.000 persone, a cui è stato negato il diritto a una vita migliore, sono state respinte in Libia. E ancora: tra il 17 e il 19 giugno 2024 il nostro mare ha portato via la vita di tredici migranti. Tredici storie interrotte in soli tre giorni. Questi sono i tristi dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni riportati dal sito di ResQ – People Saving People, progetto creato per salvaguardare i diritti di chi si trova in pericolo nel Mediterraneo, attraverso missioni di ricerca e soccorsi.

«Sogniamo un mondo in cui non ci sia più bisogno delle navi di soccorso della flotta civile, un mondo in cui nessuno sia costretto a rischiare la vita in mezzo al mare», si legge sulla home page. Ecco il sogno, diventato corale, che Luciano Scalettari, fondatore e presidente di ResQ – People Saving People, ha condiviso con un amico la sera del 3 ottobre 2018, tornando a casa dopo aver seguito un evento organizzato in occasione del quinto anniversario della strage di Lampedusa, in cui morirono 368 migranti. Quest’episodio rimane oggi la tragedia più grave avvenuta nel Mar Mediterraneo.

ResQ è nata perché «alle porte d’Europa continuano a morire le persone, le leggi e i diritti umani – dice Luciano, storico giornalista nella redazione esteri di Famiglia Cristiana –. Ci siamo uniti per dare un segno concreto e contrastare la deriva politica e culturale che ha trasformato il nostro Mediterraneo nel più grande cimitero del mondo, tomba per uomini, donne e bambini ma anche per i diritti umani e tutti i valori in cui crediamo. La stessa deriva che ha reso la rotta balcanica un inferno di terra per chi cerca rifugio, o una vita migliore, nella nostra Europa».

«Sono nato a Mestre, alle porte di Venezia – racconta Luciano –. A sette anni vidi un uomo annegare nel lido mentre chiedeva aiuto». Questo episodio ha reso Luciano un uomo che difficilmente volta la faccia dall’altra parte quando gli altri sono in difficoltà, una natura in comune con i membri di Resq.

Avviata da un piccolo gruppo di professionisti, esperti in vari ambiti, come giornalisti, ricercatrici, avvocati, operatori umanitari, l’associazione è cresciuta negli anni grazie a «migliaia di cittadini e tante associazioni, aziende, e fondazioni che hanno deciso di salire a bordo per salvare vite e salvaguardare diritti». In particolare, oggi sono 15.000 i sostenitori, 170 le persone associate, 190 soci più due onorari, che si aggiungono ai 18 fondatori.

Non è passato molto tempo prima che ResQ riuscisse a ottenere una propria nave di soccorso, la “ResQ People”. Il mezzo può ospitare un mezzo equipaggio di 21 persone, tra professionisti marittimi e volontari specializzati tra cui medici e infermieri. Inoltre, l’imbarcazione è dotata due gommoni veloci per avvicinarsi alle imbarcazioni in difficoltà e un ambulatorio medico per assistere i naufraghi. Le operazioni in mare, però, non sono le uniche portate avanti da ResQ: ventuno equipaggi su terra sono impegnati in eventi culturali e attività educative nelle scuole. I giovani, in particolare, sono il principale interlocutore della Onlus.

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