Un atto amministrativo che cambia rotta. Con una decisione passata quasi sotto silenzio mediatico, il governo della Nuova Scozia ha approvato il 21 ottobre 2025 la locazione di 83 ettari di terre e acque della Corona al Whale Sanctuary Project.
Un documento asciutto, ma decisivo: il via libera che trasforma un’idea a lungo sospesa – un rifugio marino per cetacei liberati dai parchi acquatici – in un progetto operativo a Port Hilford Bay, nell’area più orientale del Canada.
Dietro la prosa burocratica di un’ordinanza si nasconde un cambio di paradigma: la creazione del primo santuario costiero del Nord America, pensato per accogliere fino a dieci balene.
Venti anni per costruire libertà
Il contratto di locazione, valido vent’anni e rinnovabile per altri venti, segna l’inizio concreto dei lavori. Per Charles Vinick, amministratore delegato del progetto, è il passaggio atteso da tempo.
L’approvazione sblocca la campagna di raccolta fondi privata, che punta a 15 milioni di dollari per le infrastrutture e 1,5 milioni l’anno per la gestione. “Senza un progetto reale è difficile chiedere impegni”, ha spiegato Vinick, anticipando nuove donazioni da parte di finanziatori già pronti a investire.
Resistenze e retroscena
L’idea nacque nel 2015, diventò Ong l’anno dopo, ma la strada verso il Santuario fu tutt’altro che semplice. Tra il 2020 e il 2022, due anni di analisi ambientali scandagliarono ogni dettaglio di acque e fondali, mentre la politica e le comunità locali restavano divise.
Successivamente, Marineland, parco a tema dell’Ontario che ospita trenta beluga, ha tentato di bloccare l’iniziativa, sollevando timori sull’impatto ambientale e sull’inquinamento dell’area. Le accuse sono state respinte sia dal Whale Sanctuary Project sia dalle autorità provinciali.
Le obiezioni più delicate, però, sono arrivate dai proprietari terrieri vicini al sito. Il ministro delle Risorse Naturali, Tory Rushton, aveva annunciato che sarebbe servito il consenso unanime per procedere. Quel consenso non è mai arrivato, ma l’ordinanza è stata comunque firmata.
Il giorno stesso, un rimpasto di governo ha escluso Rushton dal gabinetto: una coincidenza che lascia intendere una volontà politica di chiudere il dossier senza ulteriori rallentamenti.
Port Hilford: geografia di un ritorno
La scelta della baia di Port Hilford è il risultato di due anni di ricerca tra 135 siti in Nord America. L’area, con oltre 40 ettari d’acqua profonda fino a 18 metri, offre condizioni ideali per ospitare cetacei abituati alla cattività.
Il progetto prevede una rete perimetrale galleggiante che circonderà il tratto di mare destinato al rifugio, collegata a una passerella per consentire monitoraggi e cure.
A terra sorgeranno un centro veterinario, edifici per le operazioni marittime e una torre di osservazione. A Sherbrooke, il Centro Operativo e Visitatori racconterà al pubblico la differenza tra vita in cattività e vita in mare aperto, rendendo il santuario anche un luogo di formazione e sensibilizzazione.
Dal progetto al mare aperto
L’autorizzazione provinciale è solo il primo passo. Il Whale Sanctuary Project dovrà ora ottenere permessi federali, tra cui l’approvazione di Transport Canada per le acque navigabili e le licenze di trasferimento del Dipartimento della Pesca per ogni singolo animale.
Vinick si dice fiducioso: “Transport Canada ha tutte le informazioni necessarie. Non abbiamo riscontrato problemi.” Tuttavia, il trasferimento dei primi esemplari potrà avvenire solo dopo il completamento delle strutture e delle verifiche ambientali.
Un laboratorio di futuro
Il santuario della Nuova Scozia nasce come prototipo di un nuovo equilibrio tra conservazione, tecnologia e politica. Un luogo che tenta di restituire alle balene una forma di libertà possibile, dopo decenni di cattività.
Non è un’utopia, ma un esperimento che unisce etica e ingegneria, scienza e diplomazia. In un mondo dove spesso la burocrazia affonda le idee migliori, questa volta è stata proprio una firma a far respirare il mare.
