17.09.2024
Viviamo in un sistema educativo che si limita a trasmettere nozioni, senza stimolare costantemente il pensiero critico. In un mondo sempre più digitalizzato dilaga un genere di analfabetismo che rende incapaci di comprenderne il senso. L’approfondimento.
Siamo un Paese di analfabeti? In senso strumentale, no: secondo i dati Istat del 2020 c’è, infatti, solo una piccola porzione di popolazione che può definirsi analfabeta, e rappresenta lo 0,6%. Se parliamo invece di analfabetismo funzionale, ecco che il dato aumenta. Secondo un’analisi condotta dal Programme for the International Assessment of Adult Competencies dell’Ocse, in Italia gli analfabeti funzionali rappresentano il 28% della popolazione. E termini assoluti si parla di oltre 10 milioni di persone.
Ma che cosa rappresentano nel concreto questi numeri? A differenza dell’analfabetismo strumentale, che implica un’incapacità di decifrare un testo scritto, quello funzionale rappresenta invece l’incapacità di comprenderne il senso. In altre parole, assenza di senso critico: si è in grado di leggere, ma non di capire. Un quadro, questo, a cui, a suo tempo, Tullio De Mauro ha dedicato parte dei suoi studi, che oggi è aggravato da un contesto sempre più digitalizzato. Un esempio semplice: per un analfabeta funzionale potrebbe essere una difficoltà cercare un numero di un contatto telefonico sul proprio smartphone, non comprendendo che esso possa trovarsi in un’apposita sezione.
Le cause di questo fenomeno, però, non sono ascrivibili al semplice disinteresse o a una mancanza di voglia di imparare, ma sono strutturate e su più livelli. Innanzitutto il sistema dell’istruzione, che è un baluardo contro ogni tipo di analfabetismo. Spesso, ancora oggi, ci troviamo di fronte a un sistema educativo che si limita a trasmettere nozioni, senza stimolare costantemente il pensiero critico. E la colpa non è di certo solamente degli insegnanti, che si trovano di fronte programmi ministeriali da affrontare nel corso dell’anno che sono sempre più corposi. Ma la Scuola non deve e non può essere additata come l’unico anello debole. Un altro fattore che incide sulla diffusione dell’analfabetismo funzionale è il contesto socioeconomico. E, ancora una volta, sono le fasce più fragili della popolazione a pagarne le conseguenze. Perché sono proprio le aree più complesse, di confine e rurali quelle che peccano di servizi pubblici e aree di aggregazione, come biblioteche, parchi e spazi dedicati alla cittadinanza attiva.
Insomma, ancora una volta il tessuto sociale di appartenenza rischia di soffocare il talento e la buona volontà dei singoli, bloccati in un ascensore sociale ormai fermo da tempo.