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Next Big Thing: Robot troppo potenti, stanarli costa un occhio

07.08.2023

Serve l’intelligenza artificiale per stanare l’intelligenza artificiale. Uno dei padri di ChatGPT vuole lo scanner ottico per individuare i robot, ormai fuori controllo. L’iride farà da criptovaluta garante. Il sistema è già attivo in 35 nazioni.

Il tuo occhio in cambio di un grazie in denaro. Funziona così il progetto Worldcoin, messo in campo da uno dei padri di ChatGPT, Sam Altman, per combattere la guerra contro i robot. In pratica: il creatore dell’intelligenza artificiale evoluta che adesso viene in soccorso per evitare che l’Uomo venga confuso con una macchina. E per farlo chiede i dati più unici, quello dell’iride, e cominciando il tutto dai Paesi poveri africani e asiatici. C’è da fidarsi, no?

Insomma, di questi tempi la tecnologia è a caccia della Next Big Thing, visto che gli smartphone – come evoluzione – cominciano a diventare parte dell’antiquariato del Nuovo Millennio. Vendere qualcosa è business, soprattutto se il prodotto siamo noi. E in questo caso vendere criptovaluta per comprare qualcosa che ci legherà per sempre a una data base, è un business che può portare miliardi di dollari con un clic. Altman, naturalmente, lo fa per il bene dell’umanità,

«…perché modelli di intelligenza artificiale sempre più potenti, amplificheranno ancor di più le difficoltà di distinguere un essere umano da un bot. Questa tecnologia permetterà di evitare le frodi e di preservare la privacy».

Ma come funziona Worldcoin? Semplice: grazie a una sfera digitale è possibile scansionare ogni globo oculare presente sul Pianeta e archiviarne i dati, che sono – come detto – unici e non duplicabili. Si chiama «prova della personalità» e il progetto, già attivo in 35 nazioni e partito in sordina nel 2019, prevede anche appunto l’emissione di una criptovaluta dello stesso nome che compensi i volontari e gli appaltatori locali a caccia degli stessi.

La prima caccia ai segreti dell’occhio è partita in Sudan e Malesia (il perché arriva tra poco) e per Altman l’obbiettivo dichiarato che Worldcoin «possa contribuire a discutere su come condividiamo l’accesso, i benefici e la governance dei futuri sistemi di intelligenza artificiale».

In pratica una sottile linea tra un benefattore e un astuto uomo d’affari.

Su quanto sia astuto il conto è presto fatto: ogni volontario che si presterà a donare il proprio iride per il futuro dell’umanità riceverà ben 25 Worldcoin, che al cambio attuale fanno circa 80 dollari. Anche se si sa che con la criptovaluta tutto può succedere. Una somma, quella attuale, che in certi Paesi fanno uno stipendio, per cui ecco la ragione della scelta del punto di partenza. Nel frattempo però, Altman, dopo i primi proclami sulla bontà della sua impresa, ha parlato al Financial Times ammettendo la presenza di un «fattore ick», parola che in inglese sottolinea (nel modo più edulcorato) un disappunto che spegne l’entusiasmo: «Magari Worldcoin funzionerà, o magari no. Ma sono queste cose che fanno sì che il progresso accada e porti dei benefici». Con i nostri dati in cassa, poi…

Ps. All’inizio di questo pezzo il computer voleva cambiare l’espressione «messo in campo» con la (da lui) preferita «introdotto». Mi sono ribellato. a costo zero.

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