16.06.2024
Nel 2008 i fumatori erano il 30% degli abitanti della Penisola, oggi siamo al 24%. Il vizio attira il 30% dei nostri giovani tra i 14 e i 17 anni, una percentuale caratterizzata soprattutto dal policonsumo. Ad eliminarlo, si potrebbero evitare più di 300 mila ricoveri ogni anno”. Analisi e numeri sull’impatto economico e salutistico del fumo.
Negli ultimi anni la popolazione dei fumatori in Italia si è ridotta, ma lo sta facendo molto lentamente. I numeri resi disponibili dall’Istituto Superiore di Sanità mostrano qual è stato l’andamento dal 2008 a oggi e quello che sembra emergere è questo. Nel 2008 la percentuale dei fumatori era al 30% e dopo sei anni circa è scesa di quattro punti percentuale, arrivando al 26,1% nel 2014. Da allora fino al 2023 ha continuato a diminuire ma lo ha fatto in maniera poco lineare, con qualche oscillazione soprattutto nel 2017 e nel 2020. Con i dati del 2023, il numero dei fumatori si attesta al 24%, dunque solo due punti in meno rispetto a dieci anni fa.
Attualmente, nella fascia giovanile compresa tra i 14 e i 17 anni, l’abitudine al fumo riguarda il 30% dei ragazzi e delle ragazze, il cui comportamento è caratterizzato soprattutto dal “policonsumo”, cioè fanno uso sia di sigarette tradizionali, elettroniche e di tabacco riscaldato.
Secondo il Ministero della Salute, a causa del fumo muoiono circa 93 mila persone e l’impatto economico del tabagismo è pari a 26 miliardi di euro, se si considerano i costi diretti, come le spese sanitarie, e i costi indiretti, come la perdita di produttività, danni ambientali. Uno studio molto recente ha provato a stimare i costi delle ospedalizzazioni delle persone ricoverate per problemi di salute legati al fumo di sigaretta, prendendo come anno di riferimento il 2018. La ricerca ha coinvolto l’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” e l’ATS Brianza ed è stata pubblicata nelle scorse settimane su Tobacco Induced Diseases.
Su un set di dati di quasi un milione di pazienti (i dati sono stati resi disponibili dal Ministero della Salute), sono state analizzate le dimissioni di pazienti di età maggiore o uguale a 30 anni, ricoverati per via di una delle 12 malattie legate al tabacco (sono 14 in totale), in cui rientrano, ad esempio, il cancro ai polmoni, al pancreas, alla vescica, ictus, polmonite e influenza. Dallo studio è emerso che, complessivamente, nel 2018 “il fumo di tabacco era responsabile di un terzo dei ricoveri e delle spese associate a queste malattie”. Sono stati registrati oltre 320 mila ricoveri per malattie legate al fumo e il costo della spesa sanitaria è stimato a 1,64 miliardi di euro, che corrispondono al 33% della spesa sanitaria totale. La fascia d’età più colpita è quella dei 60-69 anni (quasi il 42%) e ci sono delle differenze di genere interessanti: negli uomini il fumo di tabacco è responsabile del 40% dei ricoveri totali, nelle donne del 22%. Il numero maggiore di ricoveri è dovuto a cardiopatia ischemica (92.900 ricoveri), che è anche la patologia che pesa di più in termini economici, con un costo di 556 milioni di euro. Le altre cause più frequenti sono l’ictus (51.986 ricoveri), la polmonite e influenza (50.308 ricoveri).
«Se si eliminasse il fumo di tabacco, si potrebbero evitare più di 300 mila ricoveri ogni anno» spiegano i ricercatori a conclusione dell’articolo, e rispetto alle cifre delle spese ospedaliere attribuite al fumo di tabacco, avvertono che potrebbe trattarsi verosimilmente di una sottostima, dovuta alla scelta di non considerare o considerare solo in parte alcuni fattori durante le analisi statistiche. Tuttavia, i risultati a cui sono giunti attraverso lo studio sono sufficienti a dimostrare che in Italia il fumo di tabacco ha un impatto molto grande sia sulla salute dei cittadini sia sull’economia, sanitaria e totale, rappresentando il 5,9% della spesa nazionale.