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Cronaca, Lavoro

Paesi sviluppati guidati dalla tarda età

29.03.2024

Cresce l’età media negli uffici delle economie avanzate. L’Italia viene classificata tra i primi. Stare dietro la scrivania piace agli anziani, meno ai giovani. Solo il 5% degli over65 anni evidenzia segnali di deterioramento cognitivo. Dati e analisi.

La società sta invecchiando, e con essa anche il mondo del lavoro. Il problema è noto da tempo, e qualcuno potrebbe definirlo “molto italiano”. La realtà dei fatti (anzi, dei dati) certifica invece un fenomeno decisamente diffuso in buona parte delle società più sviluppate. Anche se, onore al vero, il nostro Paese è messo decisamente peggio rispetto ad altri. Una recente ricerca di Inapp-plus in tal senso parla fin troppo chiaro: nel corso dell’anno 2022 il numero di lavoratori di età compresa tra i 50 e i 60 anni ha superato il 37% del totale degli occupati in Italia. Questo numero, da solo, certifica un dato in crescita del 21% dal 2005 e addirittura del 27% rispetto al più vicino 2012.
In più il 20% abbondante di un campione composto da piccoli e medi imprenditori ha segnalato un generale invecchiamento dei propri dipendenti negli ultimi cinque anni.

La questione è, come detto, più estesa di quanto alle nostre latitudini si potesse pensare. Lo certifica uno studio d’oltreoceano, precisamente del Pew Research Center di Washington. Qui si segnala che negli States almeno un cittadino su 5 tra gli Over 65 ancora lavora. Tale dato è raddoppiato rispetto al 1987, e peraltro la categoria che sta crescendo con numeri più importanti è quella dei lavoratori ultrasettantacinquenni. Chi sta peggio di tutti è però il Giappone: un Paese composto per il 29,1% da ultrasessantacinquenni e in cui quasi il 40% delle aziende consente ancora di lavorare a chi ha spento 70 candeline. Anche in questo caso il dato è raddoppiato, ma addirittura rispetto a soli dieci anni fa.
Ma oltre questi numeri apparentemente freddi ci sono anche inevitabili conseguenze. Lo dimostrano gli imprenditori, raggiunti da Inapp-plus: tra loro, oltre il 28% ritiene che l’aumento di età possa nuocere alla capacità di gestione dei carichi di lavoro, della flessibilità e dei cambi di mansione che oggigiorno sono indispensabili quanto la competenza. Proprio quest’ultima componente, tuttavia, contribuisce a rendere il quadro generale meno fosco di quanto appaia.
La British Medical Association ha effettuato un altro studio, secondo cui la forza lavoro Over 60 presenta anche vantaggi al fianco delle già citate problematiche. Se è vero che capacità e agilità mentale possono risultare meno fresche rispetto a colleghi più giovani, il pesante bagaglio di competenze acquisite nel tempo e – appunto – di esperienza permettono di riguadagnare quel gap generazionale che l’età avanzata fa perdere. Anche in questo caso a dimostrarlo sono i numeri: solo nel 5% dei lavoratori che hanno superato i 65 anni si evidenziano segnali di deterioramento cognitivo. E, secondo il già citato Pew Research Center statunitense, anche il piacere di andare ancora in ufficio aumenta. Tra gli Over 65 è di un notevole 67% la percentuale di chi si ritiene “estremamente o molto soddisfatto” del proprio lavoro. Numeri che scendono al 55% tra i 50-64enni, al 51% tra i 30-49enni e al 44% tra i 18-29enni.

Ulteriore riprova che, forse, andare in ufficio in un’età non più verdissima non è poi così male.

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