28 Gennaio 2025
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Cronaca, Lavoro, Società

Perché essere donna non appaga in Italia?

21.10.2024

Nonostante gli ottimi risultati scolastici, le giovani laureate continuano a guadagnare circa il 58% in meno rispetto ai coetanei maschi. Secondo le statistiche, neppure le non diplomate si salvano. Lavora solo il 36% rispetto al 72% dei maschi. Ripercussioni sociali e focus sulla violenza economica di genere subita.

Farsi strada nel mondo del lavoro, per le donne italiane, è difficile. E a dirlo sono i molteplici dati a supporto; gli ultimi quelli pubblicati dal rapporto Education at a Galanace 2024 dell’OCSE. Secondo il report, infatti, il nostro Paese rappresenta quello con il più grande divario retributivo di genere nell’area OCSE, con le giovani donne laureate che guadagnano in media il 58% in meno rispetto ai coetanei maschi.

Un bilancio, questo, che si fa ancora più preoccupante quando non si è in possesso di un titolo di studio. Stando al report, le donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni hanno meno probabilità di trovare un impiego rispetto agli uomini. E se questa stima è vera in generale, se ci si focalizza su coloro non hanno ottenuto il diploma di scuola superiore ecco che il dato scende al 36%. Una percentuale nettamente inferiore rispetto ai maschi, la cui quota corrisponde al 72%. Con conseguenze che vanno ben oltre il portafoglio. Se da una parte la minor possibilità e probabilità di accesso al mondo del lavoro e un salario inferiore comportano un maggior rischio di povertà, dall’altro, questo stesso fattore espone maggiormente le donne a un rischio di subire violenza economica.

Un aspetto, quello della violenza economica, che seppur meno evidente e più difficile da individuare si ripercuote sulla qualità della vita e sulla salute (anche mentale) delle vittime. Per citare qualche numero, secondo una recente indagine realizzata da Ipsos e da WeWorld, il 49% delle donne intervistate ha dichiarato di aver subito violenza economica. Ancora, le profonde ripercussioni sociali: rinforzando gli stereotipi di genere, secondo cui le donne sono meno adatta a determinate professioni e destinate a ruoli subordinati, il gap rischia di limitare le aspirazioni delle giovani generazioni.

In questo scenario, però, c’è un dato paradossale. Perché a ottenere i migliori risultati a scuola, secondo le statistiche, sono proprio le donne. E sempre le quote rosa sono maggiori rispetto a quelle maschili nel numero complessivo di diplomati e laureati. Dunque, la “colpa” non la si può attribuire al singolo fattore istruzione. Ma le motivazioni vanno forse ricercate più in profondità. Una questione certo complessa, le cui radici affondano in un retaggio culturale che vede ancora troppo spesso le donne come più adatte a lavori e ruoli di cura, difficile da eradicare. Ma questo, sicuramente, non è un buon motivo per crogiolarsi nell’immobilismo sociale da cui, ancora oggi, il gentil sesso fatica a uscire.

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