15 Marzo 2025
/ 27.01.2025

Allevamenti intensivi, Greenpeace vince la causa contro il governo olandese

Un anno fa, con la marcia dei trattori in molti Paesi europei, sembrava che l’Unione Europea dovesse arrendersi all’offensiva dell’agricoltura ad alto impatto ambientale, quella che a livello globale, assieme all’allevamento, è responsabile di un quarto delle emissioni serra. Sono passati dodici mesi e la situazione è cambiata.  

Un anno fa, con la marcia dei trattori in molti Paesi europei, sembrava che l’Unione Europea dovesse arrendersi all’offensiva dell’agricoltura ad alto impatto ambientale, quella che a livello globale, assieme all’allevamento, è responsabile di un quarto delle emissioni serra. Sono passati dodici mesi e la situazione è cambiata.

 

L’ultima notizia è appena arrivata. Il 22 gennaio Greenpeace Olanda ha vinto la causa contro il governo dei Paesi Bassi, riconosciuto colpevole per non aver preso misure sufficienti per ridurre i livelli di azoto nell’ambiente, dovuti in gran parte agli allevamenti intensivi. La sentenza ha confermato che gli habitat naturali olandesi sono stati deteriorati da questo tipo di inquinamento e che la normativa di riferimento non è stata rispettata. Ora il governo olandese dovrà adottare misure efficaci per portare, entro il 2030, metà delle aree naturali sensibili all’azoto al di sotto delle soglie critiche stabilite.

L’altra novità è un recente sondaggio sull’introduzione della tassa sulle emissioni di CO₂ legate agli allevamenti bovini. Sorprendentemente, gran parte dell’opinione pubblica si è mostrata favorevole, segnalando un cambiamento culturale importante. Gli olandesi sembrano consapevoli che la crisi climatica non può essere affrontata senza sciogliere il nodo della produzione alimentare.

È uno scontro di visioni: da una parte chi difende una tradizione agricola consolidata, dall’altra chi vede la necessità di un modello più sostenibile. L’Olanda, un tempo simbolo di efficienza produttiva agricola, si trova ora a guidare un esperimento sociale ed economico che potrebbe definire il futuro dell’agricoltura europea. La domanda non è più se cambiare, ma come farlo senza distruggere un tessuto sociale che da secoli vive di allevamento. Sul tavolo non ci sono solo numeri e percentuali, ma la necessità di trovare un equilibrio tra economia, ambiente e giustizia sociale. Come ha dimostrato questo dibattito, l’Olanda non è solo un campo di battaglia per l’azoto o la CO₂, ma un laboratorio per immaginare nuovi modelli di convivenza tra uomo e natura.

“La sentenza del 22 gennaio è una vittoria agrodolce perché non dovrebbe essere necessario il verdetto di un tribunale per far rispettare le leggi di protezione ambientale in vigore da decenni”, ha commentato Simona Savini di Greenpeace Italia. “Ci auguriamo che suoni come un monito anche per il nostro governo, visto che l’Italia è sottoposta a una procedura di infrazione per il mancato rispetto della direttiva Nitrati, dovuta agli eccessivi carichi di azoto che contaminano alcuni territori italiani, provenienti principalmente dagli allevamenti intensivi”.

Il nostro Paese rischia di dover rispondere di fronte alla Corte di Giustizia Europea e pagare ingenti sanzioni “per non aver protetto adeguatamente le acque e la popolazione dall’inquinamento da nitrati provenienti da fonti agricole”, come si legge nell’ultima lettera inviata all’Italia dalla Commissione Europea. Secondo una recente inchiesta di Greenpeace Italia, in Lombardia il 40% dei Comuni che si trovano in zone vulnerabili ai nitrati superano i limiti di legge consentiti per i livelli di azoto di origine zootecnica.

 

CONDIVIDI

Continua a leggere