1 Novembre 2025
/ 31.10.2025

Più nucleare per tutti, riparte la corsa alla bomba

Dopo più di trent’anni di moratoria, gli Stati Uniti vogliono tornare a far esplodere una bomba atomica. Se Washington riparte, lo faranno anche gli altri. La corsa al riarmorischia di accelerare e di trasformarsi in una nuova competizione nucleare a tutto campo

Dopo più di trent’anni di moratoria, gli Stati Uniti vogliono tornare a far esplodere una bomba nucleare. Non un test simulato, un’azione fisica, sul campo. Donald Trump ha annunciato di voler riprendere le prove di esplosione nucleare interrotte nel 1992. Una decisione che segna una svolta drammatica, perché riapre la stagione che il mondo sperava di aver archiviato insieme alla Guerra Fredda.

L’ordine è arrivato in modo secco: “Iniziare immediatamente” i test, ha detto il presidente, giustificandosi con la necessità di mantenere la “parità” con Russia e Cina. Parole che sembrano uscite da un manuale della guerra fredda e che risuonano in un contesto fragile, in cui l’equilibrio tra potenze è precario e la minaccia di nuovi conflitti aleggia sempre più vicina.

A Mosca e a Pechino l’annuncio è suonato come una provocazione. Putin ha fatto sapere che la Russia “monitorerà attentamente” ogni violazione della moratoria, ma l’avvertimento è reciproco: se Washington riparte, lo faranno anche gli altri. In Cina il tema dei test è già sul tavolo da tempo: il Dragone sta ampliando a ritmo serrato il suo arsenale e punta a raggiungere entro il 2035 la parità strategica con gli Stati Uniti. La prospettiva di una nuova stagione di esperimenti atomici riporta il mondo su un pendio scivoloso, dove ogni passo falso può diventare un disastro globale.

La preoccupazione non è solo militare. Far ripartire la corsa nucleare significa smantellare l’architettura di sicurezza costruita negli ultimi decenni: trattati, moratorie, linee di comunicazione nate per evitare il “clic” fatale. Se gli Usa romperanno il tabù, difficilmente altri si sentiranno vincolati da regole che con il test verrebbero annullate. È l’effetto domino che molti temono: la corsa al riarmo, già visibile in vari teatri del pianeta, dall’Indo-Pacifico all’Europa orientale, rischia di accelerare e di trasformarsi in una nuova competizione nucleare a tutto campo.

Per ora, gli esperti invitano alla cautela: riprendere test esplosivi richiede anni di preparazione, infrastrutture dedicate e fondi imponenti. Ma il segnale politico è già arrivato, e basta da solo a cambiare gli equilibri. È il ritorno dell’“equilibrio del terrore”, aggiornato al XXI secolo: più sofisticato, più digitalizzato, ma non meno pericoloso.

È un clima che coinvolge anche il dibattito sul nucleare civile, cioè sul nucleare utilizzato per la produzione di energia elettrica. Storicamente le due filiere si sono sempre intrecciate. E ora il riemergere dell’atomica militare rischia di cambiare il segno del dibattito, avvicinandolo a quello sull’Iran: in tempi in cui la minaccia atomica viene di nuovo sbandierata come opzione non inconcepibile, il proliferare di centrali atomiche – che più facilmente potrebbe estendersi in Paesi politicamente instabili – torna a rappresentare un rischio consistente per un possibile uso illecito delle scorie nucleari.

Con l’escalation, per ora verbale, del nucleare bellico, il mondo torna già a misurare la paura. Una paura antica, che si pensava sepolta insieme ai bunker e alle esercitazioni contro l’olocausto atomico. Ma il passato, a quanto pare, non è morto: ha solo aspettato il momento giusto per tornare a mostrarsi.

CONDIVIDI

Continua a leggere