23.06.2024
Business, Cronaca, Economia, Sostenibilità
PMI italiane in prima linea nell’economia circolare
Il 65% delle nostre PMI attua misure di economia circolare riconoscendone i vantaggi ambientali ed economici. Questo risultato eccellente a livello europeo è dovuto anche ai processi di transizione ecologica che molte hanno avviato negli ultimi anni. Tutti i dettagli.
Le performance italiane in materia di economia circolare continuano a essere tra le migliori in Europa. Il 65% delle piccole imprese attua misure di economia circolare e ne riconosce i vantaggi ambientali ed economici, ma servono investimenti e informazione. I dati sono dell’ultima indagine di CEN ed ENEA. Secondo il Rapporto 2024 del Circular Economy Network, realizzato in collaborazione con ENEA, in tutti gli indici di circolarità UE raggiungiamo dei risultati molto soddisfacenti. L’analisi è stata condotta comparando i dati dei cinque principali paesi europei (Italia, Francia, Germania, Spagna e Polonia) in cinque dimensioni: produzione e consumo, gestione dei rifiuti, materie prime seconde, competitività e innovazione, sostenibilità ecologica e resilienza. Nel 2021 siamo stati il primo Paese per il tasso di riciclaggio dei rifiuti di imballaggio (71,1%), di fronte a una percentuale media europea del 64%. Gli investimenti lordi in beni materiali per attività di economia circolare, come il riciclo, la riparazione e il riutilizzo, il noleggio e il leasing nel 2021 sono stati di 12,4 Mld (0,7%). E il numero dei lavoratori occupati in questo ambito è stato di oltre 613 mila persone, ovvero il 2,4% degli occupati totali: c’è stato un aumento del 3,7% rispetto al 2017.
Il merito di questi risultati è dovuto anche ai processi di transizione ecologica che molte PMI italiane hanno avviato in questi anni. Da un campione di 800 piccole e medie imprese artigiane, attive in prevalenza nel settore dei servizi e nei settori industriali, il 65% sostiene di aver messo in atto delle pratiche di economia circolare, e di queste il 37,2% lo fa da oltre cinque anni. Non ci sono grandi differenze tra le caratteristiche delle imprese attive in materia di economia circolare e no, c’è però una differenza sul genere, «la quota di imprese a conduzione femminile che attuano processi di economia circolare stacca di circa sei punti quella maschile (69,5% a 63,4%)». Nel complesso, gli imprenditori e le imprenditrici ritengono che attuare delle pratiche di economia circolare sia vantaggioso. Se per il 38,9% l’economia circolare ha un’importanza strategica nel miglioramento delle performance aziendali nell’immediato, per il 66,5% sarà un fattore importante ma soprattutto in prospettiva futura. I benefici concreti che derivano dell’applicazione di misure di economia circolare sono riscontrati sia sul piano ambientale, sia sul piano della riduzione dei costi, ma anche in termini di maggiore efficacia operativa.
L’intervento che più viene attuato come misura di economia circolare è l’utilizzo di materiali riciclati, che è comune al 68,2% delle imprese. Segue la riduzione degli imballaggi (64%), l’utilizzo di imballaggi riciclati (63,8%). Meno della metà delle imprese reimpiega gli scarti aziendali (44,4%), realizza i propri prodotti con materiali riciclati (32,2%), autoproduce energia rinnovabile (24,4%) e riprogetta i prodotti per renderli riciclabili (20%). Nell’avviare una transizione ecologica in azienda, però, si rilevano alcuni ostacoli. Per oltre la metà delle imprese questi ostacoli sono rappresentati dalla complessità burocratica, dall’assenza di strutture di supporto e dall’assenza di incentivi o agevolazioni che aiutino nel passaggio verso l’economia circolare. Altre ragioni ampiamente condivise sono la necessità di investimenti molto gravosi e la difficoltà a modificare i propri processi e i propri servizi. Sebbene la situazione che affiora dall’indagine sia positiva, per poter attuare un cambio di paradigma verso la sostenibilità è chiara la necessità di alcuni interventi e sono soprattutto due gli strumenti da usare: da un lato il sostegno economico agli investimenti, dall’altro la diffusione di conoscenze e informazioni sul tema.