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Cronaca, Sicurezza, Spazio

Protezione Terra

08.10.2024

Si lavora sulla difesa planetaria dagli asteroidi, che sono più di 1,3 milioni noti nel nostro Sistema Solare. La missione Hera sarà fondamentale per capire se, in un futuro, un’eventuale e potenziale minaccia da impatto asteroidale con il nostro pianeta possa essere affrontata.

La vulnerabilità della Terra da possibili impatti con asteroidi ha indotto le agenzie spaziali occidentali a varare una serie di missioni dedicate alla difesa planetaria. Due anni fa, il 26 settembre 2022, la sonda DART della NASA ha effettuato la prima deflessione di un asteroide a opera di un’azione condotta dall’uomo, dall’umanità, schiantandosi intenzionalmente contro Dimorphos, la piccola luna delle dimensioni della Grande Piramide dell’asteroide Didymos, modificandone con successo l’orbita.

L’Agenzia Spaziale Europea, a sua volta, ha fatto partite la missione Hera, che eredita sotto l’aspetto tecnologico l’esperienza maturata con la sonda Rosetta, la prima ad essere atterrata su un nucleo cometario. L’obiettivo di Hera è ancora Dimorphos, che continua ad orbitare intorno al suo corpo asteroidale Didymos dopo avere subìto il precedente impatto cinetico. Gli strumenti di Hera, che ha le dimensioni di un’automobile, si concentreranno sulla tipologia di orbita per studiarne le modifiche avvenute e dimostrare l’avvenuta deflessione. Un riscontro fondamentale per capire se, in un futuro che ci si augura più lontano possibile, un’eventuale e potenziale minaccia da impatto asteroidale con il nostro pianeta (si tenga conto che sono più di 1,3 milioni gli asteroidi noti nel nostro Sistema Solare) possa essere affrontata con una missione mirata a modificare la traiettoria del corpo estraneo, quanto basta perché non intercetti l’orbita terrestre. Partita alle 16:52 del 7 ottobre scorso da Cape Canaveral a bordo di un razzo Falcon 9 di SpaceX, Hera raggiungerà il suo obiettivo nel dicembre 2026. Con questa missione, partecipata anche dall’agenzia giapponese Jaxa, l’Europa dello spazio conferma di essere in prima linea per aiutare a proteggere la Terra.

«La difesa planetaria è intrinsecamente un’impresa internazionale», ha sottolineato il Direttore Generale dell’ESA, Josef Aschbacher. Hera condurrà anche esperimenti tecnologici in condizioni di spazio profondo, tra cui il dispiegamento di due “CubeSats” delle dimensioni di una scatola da scarpe che voleranno più vicini all’asteroide bersaglio, manovrando in condizioni di gravità ultra-bassa per acquisire dati scientifici aggiuntivi prima di atterrare. Il veicolo spaziale principale tenterà inoltre una navigazione autonoma attorno agli asteroidi, basandosi sul tracciamento visivo. L’idea di una missione di difesa planetaria basata su una navicella che impatta un asteroide e su una seconda che raccoglie dati, risale a due decenni fa, con un contributo significativo del compianto Prof. Andrea Milani, pioniere nel monitoraggio dei rischi degli asteroidi, il cui nome è stato dato a uno dei due CubeSats a bordo di Hera. Va ricordato che ad immortalare l’impatto della sonda DART della NASA sull’asteroide Dimorphos è stato il satellite italiano Liciacube.

«La strategia della caccia agli asteroidi potenzialmente pericolosi si rafforza con l’importante contributo dell’Italia, nell’ottica di consolidamento della tecnica scelta per essere utilizzata nel caso in cui dovesse essere rilevato un corpo minore in rotta di collisione con il nostro Pianeta» – osserva Teodoro Valente, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana.

 

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