Dannata afa. Le ondate di calore sono un grosso problema per la produzione elettrica. Riducono la disponibilità di acqua nelle dighe e riducono la produzione idroelettrica, mettono in crisi le centrali termiche che usano l’acqua dei fiumi per raffreddarsi, stressano persino i pannelli fotovoltaici, e per lo stesso motivo – troppo calore – mettono in pericolo la produzione elettronucleare, come è accaduto più volte negli ultimi anni in Francia. Ed è successo ancora quest’anno, sia in Francia che in Svizzera.
EDF IN AZIONE, SPENTO UN REATTORE
A giugno di quest’anno Edf ha emesso tre allarmi termici per le sue centrali nucleari. Nei giorni scorsi era toccato ai siti di Bugey (Ain) – 4 reattori per totali 3.600 MW – e Saint-Alban (Isère) – due reattori per complessi 2.670 MW – , entrambi sulle rive del Rodano, poi è stata la volta della centrale di Golfech – due reattori da 1360 MW – che scarica nel fiume Garonna. “A causa delle alte temperature previste nel Rodano, è probabile che le restrizioni alla produzione interessino la flotta di generazione nucleare di EDF a partire da lunedì 23 giugno, e più precisamente il sito di Bugey”, ha infatti avveryito EDF sabato 21 giugno, nel primo dei tre “alert”.
Ma che c’entrano le centrali nucleari con le ondate di calore? Il problema è che l’acqua di raffreddamento utilizzata nelle centrali deve essere rilasciata nell’ambiente, nei fiumi, e questo va fatto nel rispetto dei limiti di temperatura previsti dalla normativa per proteggere flora e fauna. E anche questa estate i fiumi sono troppo caldi per scaricarvi altra acqua calda. Di conseguenza Edf ha dovuto alzare bandiera bianca.
Sempre più condizionatori
“Le condizioni meteorologiche degli ultimi giorni hanno portato a un aumento significativo della temperatura della Garonna, che dovrebbe raggiungere i 28°C lunedì 30 giugno 2025 – ha spiegato EDF in un comunicato stampa – Per rispettare la normativa (…), in previsione di ciò, l’unità di generazione n. 1 della centrale nucleare di Golfech di EDF è stata spenta alle 23.37 di domenica 29 giugno 2025”. Amen. Questo spegnimento è un problema perché il nucleare copre il 58% della produzione elettrica francese. E perché a causa dell’aumento del numero dei condizionatori (si è passati dalla presenza nel 20% delle case nel 2020 al 37% nel 2022 e abbiamo numeri ancora superiori oggi) il consumo di elettricità risultava lunedì 30 giugno 2025 del 15% superiore rispetto allo stesso giorno nell’anno precedente. Viene a mancare una fonte stabile come il nucleare proprio quando servirebbe.
EdF minimiza. Secondo il gruppo, dal 2000 le perdite di produzione nucleare dovute a cause ambientali (alte temperature e bassa portata dei fiumi) hanno rappresentato in media lo 0,3% della produzione annuale della flotta nucleare. Ma la Corte dei Conti francese, in un rapporto ad hoc (“L’adattamento al cambiamento climatico del parco dei reattori nucleari”) pubblicato nel 2024, riconosce che “le perdite di produzione sono mediamente inferiori all’1%, tranne che nel 2023 quando hanno raggiunto l’1,4%”, ma avverte anche del rischio che “a causa del riscaldamento climatico in atto dentro il 2050 possa verificarsi una moltiplicazione da tre a quattro volte delle interruzioni di produzione da questo fattore determinate”.
L’avvertimento della Corte dei Conti
“Il cambiamento climatico – avverte la Corte – ha effetti non solo sulle centrali attuali ma anche su quelle in programma e quindi va valutato per entrambe prevedendo interventi per ridurre l’esposizione nelle centrali attuali o valutando la loro localizzazione per le centrali future”. Perchè l’acqua dei fiumi si è già riscaldata e continuerà a farlo. Secondo uno studio condotto anni fa da EDF (che chiaramente aveva ben presente il problema), tra il 1920 e il 2010 le acque del Rodano si sono riscaldate di +0,6°C a Bugey, +0,9°C a Saint-Alban e +2,1°C a Tricastin. E la situazione non è destinata a migliorare: secondo i modelli di previsione, le acque alpine si riscalderanno di 1,6°C entro la metà del secolo, con un aumento che potrebbe raggiungere i +3,2°C in tutti i fiumi entro il 2100, secondo il Centro svizzero per i servizi climatici.
Anche in Svizzera potenza ridotta
Anche in Svizzera si è dovuto intervenire su due reattori. La temperatura dell’acqua fiume Aare all’altezza della centrale nucleare di Beznau ha raggiunto i 25 gradi dopo che il flusso d’acqua del fiume è stato completamente miscelato con l’acqua di raffreddamento della centrale. E cosi la direzione dell’impianto nucleare è dovuta intervenire d’intesa con le autorità federali. La potenza è stata ridotta a circa il 50%, come stabilito nell’ordine provvisorio emesso dall’Ufficio federale dell’energia, ha annunciato lunedì la società energetica Axpo. “La riduzione della potenza dei reattori è una misura prescritta per proteggere l’equilibrio ecologico del fiume Aare”, ha dichiarato Michael Kessler, responsabile della divisione Energia nucleare di Axpo. La riduzione della produzione era già iniziata nei giorni scorsi ed era aumentata con l’aumento della temperatura dell’acqua.
Beznau è la più antica centrale nucleare della Svizzera e ha ancora attivi due reattori PWR da 730 MW costruiti su una piccola isola artificiale nel fiume Aare, nel nord del Paese. A differenza dei due reattori più recenti, quelle di Liebstadt e Gosghen, Beznau, non è stata costruita con una torre di raffreddamento, ma si affida all’acqua dell’Aare per controllare le temperature. Ma con il cambiamento climatico il raffreddamento con l’acqua del fiume non è più garantito in estate. Ed è questa la nuova normalità.