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Istruzione

Quanto tempo perso per arrivare a lezione

25.10.2023

Oltre 600 Comuni distanti almeno un’ora dal polo scolastico. Un’ora e più di viaggio da casa all’aula. La vita complicata per studenti e docenti in alcune zone d’Italia. Ma si apre uno spiraglio per convincere i docenti a insegnare nelle aree di montagna e nei comuni disagiati. Interviene il Consiglio dei ministri con alcuni sostegni.

Nel nostro Paese sono oltre 600 i Comuni, che si trovano ad almeno un’ora di distanza dal polo scolastico più vicino. Piccoli centri urbani che rappresentano pari all’8,3% del totale, dove la popolazione compresa tra 6 e 18 anni è pari a 140mila unità, ma per 20mila di essi la distanza dalla scuola più vicina è di 90 minuti. La provincia su cui ricadono i maggiori problemi è Caltanissetta: per gli studenti che vi risiedono i tempi di percorrenza sono superiori all’ora e quasi la metà dei giovani tra 6 e 18 anni sono quotidianamente alle prese con notevoli disagi. Situazioni analoghe perdurano in Sardegna, in particolare nella Provincia di Nuoro, dove il 72% dei residenti tra 6 e 18 anni abita in un Comune ad almeno 60 minuti di percorrenza verso il polo scolastico più vicino.

In Ogliastra, secondo una rilevazione di Openpolis, i giovani studenti impiegherebbero anche 100 minuti per raggiungere la scuola. Non sono casi circoscritti, poiché anche nelle regioni del nord persistono difficoltà per molte comunità studentesche degli entroterra valligiani. Trasporti lenti, bus e convogli superaffollati, ritardi e soppressioni di corse (spesso dovuti al maltempo), rendono i trasferimenti tra casa e scuola una vera odissea. Si arriva già stanchi in aula, si ritorna spossati. Insieme agli studenti, i disagi sono condivisi dal corpo docente. Alle assegnazioni delle cattedre corrisponde la necessità di avvicinarsi per quanto possibile al plesso scolastico, ma i più, per motivi familiari, sono costretti al pendolarismo.

Ora, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera a un disegno di legge che introduce una serie di misure di sostegno per i docenti che lavorano nelle scuole situate nelle zone montane del Paese. Queste misure sono state pensate per agevolare il compito di coloro che sono chiamati a insegnare in queste aree, spesso caratterizzate da condizioni socioeconomiche difficili. Uno degli aspetti più rilevanti di questa nuova legge riguarda l’introduzione di un punteggio aggiuntivo nelle graduatorie provinciali per le supplenze. I docenti che hanno già prestato servizio nelle scuole montane godranno di un punteggio extra, che peserà notevolmente sulle procedure di mobilità del personale docente.

La stessa legge prevede l’introduzione di un credito d’imposta per la locazione di immobili destinato al personale scolastico che lavora nelle scuole montane. Questo bonus casa rappresenta un importante incentivo per quegli insegnanti che decidono di trasferirsi in un comune montano. Il bonus prevede un’agevolazione fiscale pari al 60% dell’importo dell’affitto, fino a un massimo di 2.500 euro all’anno. Certamente si tratta di un incentivo a dedicarsi all’istruzione in aree meno popolate e valorizzare la didattica nelle zone montane del nostro Paese.

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