Uno sponsor che dà al Reggio Film Festival 2 mila euro, inizia tutto da qui. È la cifra che il Consorzio del Parmigiano Reggiano aveva deciso di destinare all’evento per sostenere la sua ventiquattresima edizione, intitolata quest’anno “Proibito”. Pochi giorni fa però quella sponsorizzazione viene ritirata.
Il motivo del dietrofront? La presenza, tra gli ospiti del festival, della giornalista e regista Giulia Innocenzi, autrice del documentario Food for Profit, una denuncia pungente sul legame tra allevamenti intensivi, lobby della carne e potere politico in Europa. Il Consorzio non ha gradito e ha scelto di ritirare la sponsorizzazione. Il commento rilasciato alle pagine locali è stato chiarissimo: “Non condividiamo forma, metodo e sostanza di quanto affermato dalla Innocenzi. Quando abbiamo saputo che partecipava, abbiamo deciso di dare una risposta forte in nome degli allevatori attaccati. Non si possono mettere nello stesso luogo il diavolo e l’acqua santa”.
“La verità fa paura”, ha risposto Innocenzi, che ha rilanciato pubblicamente la notizia attraverso i social, accusando il Consorzio di volerla silenziare con il proprio peso economico. Ma questa volta, ha detto, “gli è andata male”.
Già, perché il Reggio Film Festival non ha fatto marcia indietro. Ha scelto di non cedere, di ospitare l’incontro con Innocenzi (di ieri sera) e di rinunciare ai 2 mila euro dello sponsor. E allora ha chiesto una mano. Un crowdfunding lanciato in tempi record che ha mobilitato i social e la community del Festival.
La risposta? In pochi giorni la raccolta fondi lanciata online è arrivata a toccare i 6.000 euro: quasi il triplo rispetto alla cifra persa. Una reazione collettiva che ha dato nuova forza al festival. Che, anzi, ha ottenuto nuovi fondi per le sue attività no profit.
