02.11.2024
“Mai elezione presidenziale così importante per il futuro della scienza e degli Stati Uniti”. Parole di forte preoccupazione si leggono nella lettera aperta firmata da 82 Premi Nobel americani. Quale segreto del rifiuto che Donald Trump prova nei confronti della conoscenza e del clima? La rivolta del mondo delle ricerche elogia Kamala Harris.
L’opinione comune che si aggira tra le persone di scienza sulle imminenti elezioni presidenziali negli Stati Uniti è che «questa è l’elezione presidenziale più importante, forse come mai prima d’ora, per il futuro della scienza e degli Stati Uniti». È quanto si legge nella Lettera aperta firmata da 82 Premi Nobel americani – di cui una copia è in possesso del New York Times –, con la quale dichiarano il loro sostegno nei confronti di Kamala Harris, la candidata del Partito democratico in corsa per la presidenza contro l’avversario Donald Trump. Tra i firmatari, figurano studiosi e studiose dei campi della chimica, della fisica, della medicina, dell’economia, che elogiano Harris per l’attenzione rivolta al progresso scientifico e tecnologico, a cui Trump, invece, si è sempre dimostrato resistente: una sua vittoria potrebbe «mettere a repentaglio qualsiasi il processo di miglioramento della qualità della vita, rallentare il progresso della scienza e della tecnologia e impedire di mettere in atto le nostre risposte al cambiamento climatico», cita il NYT.
Durante la sua presidenza, Trump aveva proposto di tagliare i finanziamenti alla ricerca, e sono note le sue posizioni e le sue scelte in campo climatico e ambientale: ricordiamo, ad esempio, della scelta dell’ex presidente nel 2019 di rimuovere gli Stati Uniti dagli Accordi di Parigi sul clima (recesso avvenuto effettivamente un anno dopo, nel 2020), ritenendo che le restrizioni energetiche avrebbero avuto delle negative conseguenze sull’economia. Sarà con il presidente successivo, Joe Biden, che gli USA rientreranno negli Accordi.
Gli Stati Uniti sono un Paese leader nella scienza e nella tecnologia, ma gli 82 Premi Nobel firmatari della Lettera aperta non solo gli unici a dichiararsi preoccupati per il futuro scientifico americano. Qualche dato arriva da un sondaggio condotto nelle scorse settimane dalla rivista Nature, che ha raccolto le idee predominanti della comunità scientifica, americana e non solo, sul rapporto tra scienza ed elezioni. Il primo risultato interessante è la diffusa preferenza per la candidata Harris. Si legge, infatti, che «i ricercatori dentro e fuori gli Stati Uniti favoriscono in modo schiacciante la candidata democratica Kamala Harris».
Per i ricercatori, la vittoria di Trump o Harris potrebbe condizionare la possibilità di trasferirsi o di rimanere negli USA per lavorare e studiare: per la maggior parte di questi (l’86%) le elezioni potrebbero influenzare l’attrattività degli Stati Uniti come luogo in cui portare avanti la propria carriera scientifica. Per quanto riguarda i temi d’interesse, si rileva una differenza tra i sostenitori dei due candidati. Per chi è a favore di Harris, le priorità sono il cambiamento climatico, la sicurezza, la giustizia sociale e la salute pubblica. Chi, al contrario, preferisce Trump, ritiene prioritarie le questioni di economia e di sicurezza. In generale, l’idea che predomina è che le elezioni abbiano una grande importanza e influenza sulla scienza: alla domanda “Quanto è importante per la scienza il risultato delle elezioni americane?”, il 68% ha risposto “very important”. Per chi si ritiene d’accordo con questa idea, le questioni primarie sono i progressi nella lotta al cambiamento climatico (26%), le preoccupazioni sui finanziamenti per la scienza (24%) e sulla politica scientifica globale (23%). C’è poi una minoranza (5%) che ritiene che le elezioni siano poco importanti o che non lo siano affatto per la scienza, che dunque non siano due campi correlati e che «la scienza andrà avanti indipendentemente dalla politica».