12.02.2025
“Illegittimo” e “idoneo a compromettere gravemente e in modo irreversibile la Zona Speciale di Conservazione Europea Gaiola-Nisida e l’area marina protetta Parco Sommerso di Gaiola”. È l’atto d’accusa di Marevivo e Greenpeace nei confronti del Piano di Riqualificazione Ambientale e Rigenerazione Urbana (Praru) di Bagnoli-Coroglio, a cui il ministero dell’Ambiente ha dato il via libera. Secondo le associazioni ambientaliste, la realizzazione avrebbe come conseguenza quella di produrre danni ambientali, sanitari ed economici e per questo hanno presentato oggi un ricorso al Tar della Campania.
Lo specchio di mare tra la Gaiola e Nisida è una zona di alto pregio naturalistico e culturale; ospita scogliere, grotte, vasti banchi di coralligeno e praterie di Posidonia oceanica, tutelati dalla Direttiva Habitat e dalla Convenzione di Barcellona e rientra nella Rete Natura 2000, diffusa sul territorio dell’Unione Europea a tutela degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati a livello comunitario.
Elaborato con il dichiarato intento di “riqualificazione ambientale” del Sito di interesse nazionale di Bagnoli, il Piano di Invitalia (il soggetto attuatore) secondo Marevivo e Greenpeace vira in direzione diametralmente opposta prevedendo l’ampliamento del collettore fognario e la realizzazione di nuovi scarichi fognari proprio in piena area protetta. In caso di pioggia, accusano gli ambientalisti, fino a 206 metri cubi al secondo di liquami ed acque potenzialmente tossiche di dilavamento urbano finiranno in mare sulla battigia con effetti devastanti su tutto il litorale cittadino, sul delicato ecosistema marino dell’area protetta e sulla salute dei cittadini napoletani.
“È una scelta devastante per il mare di Napoli, ma anche un grave precedente per tutto il sistema delle aree marine protette italiane ed europee” spiega Maurizio Simeone, direttore dell’Amp Parco Sommerso di Gaiola, “È evidente che c’è un grave e assurdo cortocircuito se un piano di bonifica e risanamento ambientale sceglie come area sacrificale per lo scarico di nuovi scolatoi fognari proprio la Zona speciale di conservazione europea Gaiola-Nisida, nonostante le norme a tutela dell’area”.
Durante questi mesi, in molti hanno raccolto l’appello di Marevivo: volti noti, associazioni, professionisti, a cui si aggiungono le 16 associazioni ambientaliste riunite nel Coordinamento Tutela Mare “Chi Tene o’ Mare”, di cui Marevivo è capofila, il mondo scientifico e culturale, che all’unisono contestano il Piano di Invitalia. “L’impegno di Marevivo per Gaiola è iniziato più di 35 anni fa e ancora continua, abbiamo impiegato 13 anni per far sì che diventasse un’area protetta e non ci siamo mai girati dall’altra parte”. dichiara Rosalba Giugni, presidente della Fondazione Marevivo.
Ad oggi le firme raccolte dalla petizione contraria ai nuovi scarichi, lanciata on line dal Coordinamento, sono più di 30 mila. Tuttavia, nonostante questa mobilitazione corale e trasversale, il Mase ha ignorato le osservazioni di merito pervenute dalle 88 realtà (associazioni, privati cittadini, ricercatori, imprenditori, cooperative) che si erano opposte al Piano, la cospicua relazione tecnico-scientifica contraria presentata dall’Ente Parco e la decisione del Consiglio Regionale della Campania, che aveva definito il Praru “nefasto”.
“Ancora una volta il mare e le Aree marine protette, gli strumenti più validi per tutelare la biodiversità marina, vengono sacrificati agli interessi di pochi”, dichiara Valentina Di Miccoli, campaigner mare di Greenpeace. “Il caso di Gaiola è una perfetta cartina di tornasole su quale sia l’importanza della tutela del mare nell’agenda politica del governo. L’Italia come potrà raggiungere il 30% di mare effettivamente protetto entro il 2030 se si rema contro le aree protette già istituite?”.
Non solo danni ambientali e sanitari. Le ripercussioni negative sull’area sarebbero anche di carattere economico e toccherebbero da vicino l’imprenditoria e il turismo legato al mare. Lungo la costa di Posillipo si conta la presenza di 9 lidi balneari e 6 accessi pubblici al mare con innumerevoli attività turistico-ricreative, in forte espansione negli ultimi anni. “Con un fatturato superiore a 9 milioni di euro e una capacità occupazionale di oltre 250 unità, indotto escluso, rischiamo un serio contraccolpo alla nostra capacità produttiva”, fa sapere preoccupato Fabio Postiglione, in rappresentanza dei mitilicoltori di quel tratto di costa.
Questi ultimi, insieme con Federazione UniVerde, Federazione del Mare, Confcommercio-Imprese per l’Italia, Associazione Studi Ornitologici Italia Meridionale e Associazione Premio GreenCare, hanno firmato l’atto di intervento a sostegno del ricorso al Tar promosso da Marevivo e Greenpeace.