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Scienza e tecnologia

Scienza e innovazione, serve tanto talento femminile

27.05.2023

L’Italia è chiamata a superare la disparità di genere nel settore high tech. Il processo di digitalizzazione del nostro Paese richiede più laureate nelle materie Stem.

Il report della Commissione Europea sulle disparità di genere vede l’Italia agli ultimi posti in Europa nel settore high tech (venticinquesima). Una negatività che riflette un gap culturale e mancanza perdurante di terreno fertile per far nascere interesse verso quelle che possono definirsi le sempre più articolate fabbriche delle idee. Certo, vantiamo figure femminili di assoluto prestigio nel campo della scienza e della ricerca (una per tutte, Fabiola Gianotti nelle vesti di direttore generale del CERN di Ginevra), ma il divario è palese nelle materie cosiddette Stem (scienze, tecnologia, ingegneria, matematica), che sommano appena un quarto dei laureati italiani nella fascia tra i 25 e i 34 anni, percentuale che sale a un terzo tra gli uomini e si abbassa a meno del 18% per le donne.

Quale stereotipo o condizione impedisce di livellare il rapporto? La risposta, almeno in parte, è contenuta nel rapporto annuale sulla parità di genere in 146 Paesi nel mondo, redatto dal World Economico Forum, secondo cui l’Italia si attesta al 63° posto analizzando le differenze di genere in quattro diversi ambiti: partecipazione economica e opportunità, livello di istruzione, salute e sopravvivenza ed empowerment politico. È stato proprio il capo del World Economic Forum, Saadia Zahidi, a sottolineare come le sfide del presente e del futuro si potranno vincere solo con la creatività e il talento, e che non sono evidentemente possibili senza la diversità di genere. Colmare il divario è un impegno da assumere offrendo opportunità di studio a coloro che, generalmente fin da bambine, manifestano oggettiva capacità nelle materie Stem.

Gli stimoli e le iniziative non mancano. Il mese di maggio ha visto rinnovarsi l’appuntamento con Hackher: rassegna italiana dedicata alla gender equality, nata da un’idea di Scilla Signa, fondatrice di Bridge the Gap. Sostenuta dal Parlamento Europeo e approdata quest’anno all’Acquario di Genova, dopo essersi tenuta negli anni precedenti a Torino, Milano e Roma, questa immersione totale nell’universo delle materie che presiedono all’innovazione tecnologica ha coinvolto 100 giovanissime chiamate a confrontarsi con le proprie capacità e competenze nello sviluppo di progetti originali. Ne è scaturita l’ennesima riprova di quanta eccellenza qualitativa risieda nel mondo femminile, espressa in modo ancora più marcato nel lavoro di equipe. È altrettanto chiaro che una materia di studio scientifica verrà privilegiata e valutata, come percorso da intraprendere, sempre sulla base delle prospettive professionali.

Per accelerare il processo di digitalizzazione del nostro Paese, esigenza improcrastinabile, c’è bisogna di generare interesse proprio verso le materie Stem. Non solo. Perché la crescita professionale, in alcun modo discriminante, necessita di meritocrazia e di non mandare sprecato il talento presente nelle nuove generazioni.

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