02.11.2024
La compravendita di prodotti usati ha raggiunto nel nostro Paese un valore di 26 miliardi di euro. Dietro la scelta esiste un mondo, amato soprattutto da giovanissimi e Gen Z. Il 61% lo definiscono come una scelta consapevole e responsabile. L’indagine.
Sostenibile e anche un po’ vintage, il mercato dell’usato sta prendendo sempre più piede anche in Italia: dall’abbigliamento ai giocattoli, dagli elettrodomestici alle biciclette, dai dispositivi tecnologici ai libri, fino agli accessori più disparati. Insomma, online e offline si trova davvero di tutto. E nel corso del 2023, sulla base dei dati di BVA Doxa e dell’Osservatorio Second Hand Economy, gli affari generati dalla compravendita di prodotti di seconda mano ha raggiunto nel nostro Paese un valore di 26 miliardi di euro.
Una tendenza, questa, guidata da giovani e i giovanissimi della Generazione Z, ma che attrae anche Millennials e famiglie con bambini. Consapevolezza o necessità? Un po’ e un po’. Secondo l’indagine, infatti, del 60% degli italiani attivo nel mercato dell’usato, più della metà – il 61% – lo definiscono come una scelta consapevole e responsabile, con benefici sia dal punto di vista ambientale che economico, mentre il restante 40% lo vede più che altro come un’opzione di necessità. Ma che sia per un motivo o per l’altro, i benefici sono indubbi.
Da una parte, infatti, l’aspetto economico: chi compra, spende meno, non necessariamente sacrificando la qualità del prodotto. E chi vende lo fa per guadagnare qualcosa (33%), per evitare sprechi (36%) o per fare spazio in casa (77%), dando in ogni caso una seconda vita a una maglia, a un paio di scarpe, a un cellulare o a un libro che sarebbero altrimenti finiti in discarica. E dunque l’impatto ambientale: in questo senso, l’Osservatorio ha sottolineato come ben il 58% degli oggetti acquistati viene riutilizzato o regalato, alimentando un ciclo virtuoso di riuso e riduzione degli sprechi.
Ancora, attingere dal mercato di seconda mano contribuisce a ridurre la domanda di nuovi prodotti e di conseguenza, nel lungo termine, all’impatto ambientale dell’industria. E se questo è vero in generale, è ancora più significativo per il settore della moda, uno dei più inquinanti del mondo. Dunque, con le sue note un po’ nostalgiche, il second hand market, complice la digitalizzazione del commercio, ha tutte le carte in regola per diventare uno dei protagonisti nel panorama della sostenibilità, diventando veicolo di valori non solo ambientali ma anche sociali. Valori che, nell’epoca del consumismo, iniziano a tornare di moda.