15 Marzo 2025
/ 7.03.2025

“Serve un giusto prezzo per il bio”: parte la campagna di NaturaSì

Il malessere degli agricoltori cresce e a volte la protesta viene indirizzata contro il Green Deal. Ma in realtà la svolta ecologica nei campi serve a proteggere l’agricoltura dall’aggressione dei fenomeni meteo estremi che la stanno mettendo in crescente difficoltà.

Il vero problema è un altro. Il vero problema sono i prezzi. O, per meglio dire, la quota di prezzo che finisce nelle tasche di chi coltiva i campi. Negli ultimi decenni, la corsa al ribasso dei prezzi dei prodotti alimentari ha avuto conseguenze devastanti per gli agricoltori. Se negli anni Settanta il 19% del prezzo del pane andava direttamente a chi lo produceva, oggi questa quota si è ridotta al 4%, mettendo a rischio la sostenibilità del settore.

Per contrastare questa tendenza, NaturaSì ha lanciato la campagna “Sosteniamo l’agricoltura”, un’iniziativa che punta a garantire maggiore equità e trasparenza nella filiera agroalimentare e che sta incassando il consenso di molte delle associazioni del settore, a cominciare dalla Cia e da Coldiretti.

Prezzo trasparente

Per aumentare la trasparenza sui prezzi, NaturaSì ha cominciato facendo i compiti a casa. La principale catena di negozi bio italiana ha scelto di rendere trasparente la composizione del prezzo di alcuni prodotti chiave. Ad esempio ecco come vengono distribuiti i 3,98 euro pagati per un chilo di finocchi: circa la metà (1,80 euro) va direttamente all’azienda agricola; 0,80 per agronomi, controllo qualità e trasporto; 1,23 per i costi del punto vendita; 0,15 per l’Iva.

Un chilo di arancia bionda da spremuta viene pagato da chi compra in un negozio NaturaSì 1,98 euro al chilo, così ripartiti: 0,90 all’agricoltore; 0,42 per agronomi, controllo qualità e trasporti; 0,58 per i costi del negozio; 0,08 pe l’Iva.

“Questi numeri dimostrano che la quota all’agricoltore va alzata: pochi centesimi possono fare la differenza tra un’azienda che chiude e un’azienda che sopravvive”, dice il presidente di NaturaSì Fabio Brescacin. “Noi abbiamo cominciato a fare la nostra parte. Serve di più, ma intanto è un primo passo concreto. Per un chilo di grano duro biologico noi diamo all’agricoltore 45 centesimi al chilo, mentre la filiera convenzionale si ferma a 30 centesimi. Per un chilo di pomodoro da passata bio diamo 26 centesimi, contro i 15 centesimi della filiera convenzionale”.

“Occorre una rivoluzione del sistema”, aggiunge Brescacin, “perché il mondo agricolo è in crisi: solo in Europa, negli ultimi 15 anni, sono sparite oltre 5 milioni di aziende agricole. Tra il 2005 e il 2020, quasi il 40% delle attività ha abbandonato i campi. Per invertire questa tendenza, l’agricoltura deve tornare attrattiva soprattutto per i giovani: bisogna garantire loro un reddito dignitoso e il rispetto per il lavoro dei campi. L’agricoltura biologica dimostra che un’altra strada è possibile”.

“Garantire un giusto reddito agli agricoltori è la base per il futuro del settore ed è fondamentale che iniziative come queste siano supportate proprio dal biologico. Il bio si fonda sull’agroecologia, un metodo che guarda alla tutela dell’ambiente, della biodiversità insieme all’equità sociale. È quindi significativo che un progetto come il ‘prezzo trasparente’ arrivi da un’azienda storica del mondo del bio”, ha sottolineato Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio. “Il giusto prezzo non è solo una questione economica, ma anche etica e sociale. Servono misure strutturali per tutelare gli agricoltori e garantire loro un compenso adeguato, in linea con i costi di produzione. Su questo dobbiamo lavorare tutti insieme, istituzioni, associazioni di categoria, imprese della filiera del bio affinché il giusto prezzo diventi una priorità nelle politiche agricole e commerciali”.

Prezzi equi e sostenibilità: un futuro più giusto per agricoltori e consumatori

Il tema della trasparenza dei prezzi agroalimentari non riguarda solo l’Italia: è un’esigenza avvertita a livello europeo. Silvia Schmidt, Policy Manager di Ifoam Organics Europe, ha ricordato – durante la presentazione della campagna “Sosteniamo l’aghricoltura” – che la Commissione Europea ha istituito l’Osservatorio della filiera agroalimentare per monitorare costi e margini e supportare gli agricoltori nelle loro decisioni. La fiducia tra produttori, distributori e consumatori è essenziale per costruire un mercato più equo.

Anche l’agricoltura biodinamica gioca un ruolo importante in questa rivoluzione. Ueli Hurter, esperto del Goetheanum di Dornach, ha sottolineato come i costi dell’agricoltura biologica, spesso più elevati rispetto a quelli convenzionali, siano in realtà un investimento per il futuro: proteggere la biodiversità e il suolo significa evitare danni ambientali che si tradurrebbero in costi nascosti per la società.

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