Nel Midwest degli Stati Uniti, in un’area dominata da agricoltura intensiva e grandi impianti fotovoltaici a terra, un gruppo di ricercatori ha monitorato per due anni il canto degli uccelli per rispondere a una domanda: cosa succede alla fauna quando un campo di mais diventa un impianto solare progettato anche per funzionare come habitat?
La risposta arriva da una ricerca pubblicata nel novembre 2025 su Journal of Applied Ecology e guidata da Leroy J. Walston insieme a un ampio gruppo di ricercatori, che hanno effettuato oltre 11.000 ore di registrazioni acustiche tra il 2023 e il 2024 in 13 impianti fotovoltaici e 12 campi agricoli di controllo. Tutti i siti solari analizzati, distribuiti in cinque Stati, erano stati realizzati su ex terreni coltivati a mais e soia.
Cos’è l’ecovoltaico
Gli impianti osservati rientrano in gran parte nella categoria dell’ecovoltaico: parchi fotovoltaici che, oltre a produrre elettricità, integrano la funzione ecosistemica. Sotto e tra i pannelli non viene mantenuto un prato rasato, ma vengono seminate miscele di piante erbacee e graminacee perenni, spesso autoctone, pensate per migliorare la qualità del suolo e offrire habitat alla fauna.

Questo approccio nasce per ridurre i conflitti tra produzione energetica e uso del suolo, uno dei nodi centrali della diffusione del solare a terra. Nel Midwest, la quasi totalità dei nuovi impianti fotovoltaici viene costruita su terreni agricoli già profondamente trasformati. Qui l’ecovoltaico non sostituisce ecosistemi naturali intatti, ma interviene su paesaggi semplificati, con l’obiettivo di aumentarne il valore ecologico.
Ascoltare gli uccelli, settimana dopo settimana
Per valutare l’effetto reale di questi impianti, i ricercatori hanno utilizzato il monitoraggio acustico passivo: microfoni automatici che registrano i suoni all’alba e al tramonto, i momenti di maggiore attività vocale degli uccelli. Le registrazioni sono state analizzate con BirdNET, un sistema basato su intelligenza artificiale capace di riconoscere le specie dai loro richiami.
Sono state identificate 16 specie di uccelli delle praterie, molte delle quali in forte declino nel Nord America. Il confronto con i campi agricoli di controllo ha rivelato che per gran parte della stagione riproduttiva, gli impianti ecovoltaici ospitano più specie e comunità più stabili. Nei campi coltivati, invece, la presenza delle specie è più intermittente e variabile nel tempo.
All’inizio dell’estate, la differenza è particolarmente marcata: la ricchezza di specie nei siti solari arriva a essere circa doppia rispetto a quella dei campi agricoli. Solo verso la fine della stagione, con la migrazione di molte specie, i valori tendono ad avvicinarsi.
Biodiversità tra i pannelli
L’analisi non si ferma al numero di specie. Lo studio ha valutato anche la probabilità che una specie utilizzi stabilmente un sito. Dieci delle tredici specie analizzate mostrano una maggiore probabilità di occupazione negli impianti solari rispetto ai campi agricoli. Tra queste, specie tipiche delle praterie come il dickcissel, la sturnella orientale e il passero di Savannah.
Non tutte, però, rispondono allo stesso modo. L’allodola cornuta e il passero saltatore risultano più legati ai campi agricoli aperti, probabilmente perché evitano la presenza delle strutture fotovoltaiche e la maggiore complessità vegetale.
Durante il lavoro sul campo, i ricercatori hanno osservato numerosi nidi attivi sulle strutture fotovoltaiche, in prevalenza di specie generaliste, cioè uccelli capaci di adattarsi a contesti ambientali diversi e meno dipendenti da habitat molto specifici. In alcuni casi, anche specie tipiche delle praterie hanno utilizzato questi siti per la nidificazione, indicando che gli impianti non vengono solo attraversati, ma possono essere integrati nel ciclo vitale di parte dell’avifauna locale.
Un dato utile per decidere
Lo studio non confronta il solare con ecosistemi naturali intatti, ma con l’uso del suolo che ha preceduto gli impianti: l’agricoltura intensiva. In questo quadro, gli impianti fotovoltaici progettati e gestiti con criteri ecologici, mostrano un miglioramento misurabile delle condizioni per l’avifauna. Un dato rilevante per le scelte su localizzazione e progettazione della nuova capacità solare in territori già fortemente trasformati.
