29.11.2024
La scelta tra risparmio e salute riguarda sempre più persone nel Bel Paese. Nel 2023 oltre 463mila persone non avrebbero avuto accesso ai farmaci senza il supporto delle realtà assistenziali. Sempre più cittadini rinunciano alle cure. Il quadro a tinte fosche emerso dall’indagine dell’Osservatorio sulla Povertà Sanitaria. L’indagine.
La spesa per acquistare i farmaci sostenuta dalle famiglie italiane è in crescita: secondo il testo “Tra le crepe dell’universalismo – Disuguaglianze di salute, povertà sanitaria e Terzo settore in Italia”, elaborato dall’Osservatorio sulla Povertà Sanitaria, tra il 2022 e il 2023 si è registrato un incremento del 31,9%. Tradotto in cifre: oltre 2,5 miliardi di euro in più. Un dato, questo, che si accompagna a una realtà drammatica: la povertà sanitaria, nel nostro Paese, è dilagante. Sono state, infatti, più di 463mila le persone che, senza il sostegno delle realtà assistenziali affiliate al Banco Farmaceutico, non avrebbero avuto accesso alle cure: «I dati e le analisi del nostro Osservatorio raccontano di un Paese in cui le persone fragili faticano a prendersi cura della propria salute», ha detto Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico Ets.
Secondo l’indagine, a essere più colpiti da questo fenomeno sono gli uomini e in generale le persone in età adulta, anche se circa il 25% di chi soffre la povertà sanitaria sono minori. «Contrastare la povertà sanitaria significa praticare gesti di gratuità in grado di aiutare concretamente chi ha bisogno, ma anche approfondire il fenomeno attraverso un lavoro culturale che contribuisca a far prendere coscienza dell’entità del problema». continua Daniotti. Ma un dato allarmante riguarda anche la rinuncia totale o parziale alle cure per cercare di contenere le spese e rientrare nei conti a fine mese: una realtà, questa, che lo scorso anno ha coinvolto oltre 3,3 milioni di famiglie.
In questo contesto, gli enti del Terzo settore, come evidenziato nel report Donare per curare del Banco del Farmaco, giocano un ruolo fondamentale, tentando di intervenire laddove il Servizio Sanitario Nazionale non arriva. Azione e sensibilizzazione sono le parole d’ordine: se da una parte queste realtà avviano attività ambulatoriali sia nel pubblico che nel privato, dall’altra promuovono iniziative che portino all’attenzione del dibattito pubblico l’emergenza in coso.
Da qui, l’importanza di una stretta collaborazione multilivello, che coinvolga non solo le realtà del terzo settore, ma anche aziende, istituzioni, farmacisti, medici e cittadini: «È necessario rispondere ai bisogni di benessere integrale – ha concluso Daniotti – fatto non solo di cure mediche e farmacologiche, ma anche di accoglienza e comprensione». Dunque, affrontare la povertà sanitaria non significa solo curare, ma prendersi cura. Perché in un Paese in cui il diritto alla salute è garantito dalla Costituzione, i cittadini non dovrebbero mai dover scegliere se farsi curare o risparmiare.