21.06.2024
L’Intelligenza artificiale progetta digitalmente una molecola di farmaco, che viene poi creata in laboratorio e testata per la sua interazione con la proteina. Così le startup aiutano le Big Pharma ad ottimizzare le cure grazie a pillole prese in affitto per compiere il viaggio nel progresso delle cure, prolungando la nostra felice esistenza.
Le definiscono come le “Uber della farmaceutica”, ma in questo caso il viaggio è verso una vita più lunga e più sana. Sono le startup che grazie all’intelligenza artificiale aiutano le Big Pharma ad ottimizzare le cure grazie a pillole sempre più efficaci, prese in affitto per compiere il viaggio nel progresso delle cure, allungando le nostre esistenze e il tempo in cui essere felici. È, insomma, il bello della tecnologia, ovvero aziende come Terray Therapeutics in cui piccoli robot trasportano minuscoli tubi di fluidi da una stazione all’altra, mentre gli scienziati monitorano attentamente le macchine. Un mix tra scienza e innovazione a livello nanometrico: le proteine in soluzione si combinano con molecole chimiche in micro-pozzetti su chip di silicio personalizzati, registrando milioni di interazioni ogni giorno e generando 50 terabyte di dati grezzi.
Il laboratorio di cui sopra è un esempio di quello che ora è la medicina, grazie allo sviluppo di farmaci assistiti dall’intelligenza artificiale. Terray Therapeutics è a Monrovia, California e lavora analizzando informazioni molecolari e strutture proteiche, per suggerire potenziali candidature a diventare farmaci, abbinando le molecole chimiche alle proteine target. Jacob Berlin, il suo co-fondatore e CEO, ha spiegato al New York Times che, a differenza dei chatbot generici, la IA per la scoperta di farmaci «è meno soggetta a quelle che chiamiamo allucinazioni, grazie alla precisione dei dati scientifici. Ogni potenziale farmaco deve comunque superare test approfonditi in laboratorio e sperimentazioni cliniche prima di essere approvato».
Il vantaggio del sistema è che si possono effettuare esperimenti rapidi con la capacità di identificare modelli e fare previsioni: l’intelligenza artificiale può progettare digitalmente una molecola di farmaco che viene poi creata fisicamente in laboratorio e testata per la sua interazione con la proteina. I risultati sono registrati e utilizzati per migliorare ulteriormente il software accelerando l’intero processo: alcuni farmaci sviluppati con questo sistema sono già in sperimentazione clinica, ma questa nuova “scienza” è comunque ancora agli inizi, e per il momento il processo di sviluppo rimane complesso e richiede interventi umani. L’obbiettivo è rendere più rapido e meno costoso il tutto, visto che attualmente il costo medio stimato è di 1 miliardo di dollari con un tempo di sviluppo di 10-15 anni. Con il 90% dei farmaci candidati che entrano nelle sperimentazioni cliniche destinati al fallimento.
Per questo i grandi giganti della farmaceutica sono entrati nel business come partner e finanziatori e il primo passo a cui si sta lavorando è l’accelerazione delle fasi precliniche dello sviluppo, che tradizionalmente richiedono da quattro a sette anni. La collaborazione con le startup tecnologiche è insomma un modo relativamente economico per accedere all’innovazione. Appunto come Uber nei confronti di un’auto di proprietà.
Credito fotografico: www.terraytx.com