21 Novembre 2024
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Arte, Storie

Storia di poesie incise nell’ombra

16.05.2024

La voglia di “autoprodurre”, giocando con carta, lastre, caratteri ed inchiostri, piccoli “luoghi di incontro” tra testo poetico e immagine, ne è stata l’alchimia originaria. Il lavoro di Bevilacqua potrebbe essere paragonato a quello di una membrana che ricerca l’osmosi.

È all’ombra di una stanza, nel fascio di luce di un balcone, che nel 1992 nasce la piccola, “preziosa” casa editrice Edizioni dell’Ombra (EdO). Un librino in tiratura limitata (30 esemplari o meno), ovvero il mondo trattenuto in un fiato, una velina, una carta d’Amalfi o altre, scelte e curate, desuete e raffinate. Chino, indaffarato, andante con movimenti di danza, precisi e antichi, Gaetano Bevilacqua – classe 1959, nato nel casertano, ma cresciuto e residente a Salerno – tiene a battesimo il primo librino: era il 1992. Carte scelte, tagliate e cucite a mano, testi composti con lettere mobili che ci riportano a sei secoli fa (il primo fu Gutenberg e sappiamo quel che ne è seguito); incisioni su linoleum, rame, acciaio ad acquaforte, puntasecca, acquatinta, xilografia e apertura a testi e grafiche, a beneficio prima di amici fino ai maggiori artisti degli ultimi decenni. Il lavoro di Bevilacqua potrebbe essere paragonato a quello di una membrana che ricerca l’osmosi.

I libretti dell’Ombra vedono la luce all’inizio degli anni ’90, dopo aver frequentato per due anni le lezioni di calcografia di Francesca Fornerone e, per una edizione-saggio con cinque poesie di Bartolo Cattafi, il laboratorio di tipografia tenuto da Lucio Passerini presso il Civico Corso di Arti Incisorie di Milano. L’amalgama tra interesse per la poesia, la curiosità appassionata suscitata dalla scoperta delle tecniche incisorie, la voglia di “autoprodurre”, giocando con carta, lastre, caratteri ed inchiostri, piccoli “luoghi di incontro” tra testo poetico e immagine, ne è stata l’alchimia originaria. «Incidere la lastra è come prendere la parola davanti agli altri. Un atto breve e senza ritorno».

Quello di Bevilacqua è un discorso breve, che punta all’immediatezza del poco. Pochi oggetti, poche forme. Ma la prosa del suo racconto grafico è complessa, vicina all’originario vangelo dell’incidere: molti segni per il raggiungimento di un unico effetto. Molto “fare” per un parsimonioso narrare semplice. E questo accade per amor di discrezione. “Incidere è prendere la parola davanti agli altri.” Scriveva così Maurizio Marotta, amico e complice di questi libretti preziosi in parole, segni, compostezza di caratteri, lavoro. È proprio a Maurizio Marotta, in occasione dell’edizione delle poesie di questo grafico e poeta scomparso nell’agosto del 2020, “Ombre da viaggio”, volume edito da Giometti e Antonello (2024) e curato da Roberto Deidier, che Gaetano Bevilacqua dedica undici libretti. Una poesia, un’incisione di artisti e l’involucro esteticamente curato, fanno di questi 11 librini un panorama unico, dove le ombre, i ricordi, l’evocazione delle parole, i segni compongono un palcoscenico umano emozionante. «Il cuore ha sempre un verso/come il grano che ricresce», scriveva Marotta. E i germogli si vedono, si sente la fragranza e alchimia degli inchiostri, la melodia del verbo, la cura.

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