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Strana uscita di scena dal Giro d’Italia per il gioiellino rosa Evenepoel

15.05.2023

Dopo un’esibizione capolavoro su tempi, cadute e strepitosi distacchi dagli avversari, il quattro maglie rosa Remco Evenepoel si precipita a casa, comunicando la sua strana positività al Covid, condizione non prevista per l’abbandono. Cosa è successo?

Il vocabolo su cui riflettere è: rispetto. Mancato rispetto, nella fattispecie. Remco Evenepoel ha preso precipitosamente la via di casa dopo aver dominato la cronometro d’avvio di Ortona con una esibizione capolavoro a 55,211 all’ora sulla via dei trabocchi; essere resuscitato da due cadute nella tribolata giornata di Salerno; aver guardato con strano distacco la non belligeranza degli avversari sul Gran Sasso; aver macinato i 35 chilometri della seconda gara contro il tempo a 51 all’ora; aver collezionato quattro maglie rosa.

Dopo tutto questo – che non è davvero poco – Remco Evenepoel, dipinto come nuova stella alla Eddy Merckx del firmamento ciclistico del Belgio, ha comunicato di essere positivo al Covid-19 e pur essendo asintomatico, pur non essendo obbligato ad abbandonare la scena, pur potendo contare sul giorno di riposo fissato per l’indomani, ha ripiegato in valigia la casacca più nobile del Giro e ha annunciato il ritiro da un evento per cui era indicato come il “predestinato” alla vittoria finale.

 Non crediamo alla versione ufficiale. L’abbandono del gioiellino delle Fiandre è ammantato di mistero. Gli interrogativi si rincorrono: davvero aveva recuperato appieno dalle due cadute malandrine, considerato che spesso è stato visto fare stretching in corsa sulla bici? Davvero ha dato il meglio di sé nell’ultima apparizione a cronometro, visto che è stato il primo a dire di non essere pienamente soddisfatto della prestazione quantunque apparentemente di altissimo livello? Davvero non era già in fase calante con tutte quelle grandi montagne davanti al manubrio da affrontare nelle due settimane a venire? Davvero non è stato tramortito nel leggere la classifica generale dai distacchi troppo leggere nei confronti dei nemici designati (Primoz Roglic) e dalla banda della Ineos-Grenadier che può contare su un arco a quattro punte? Difficile rispondere. Facile, invece, precisare che Evenepoel e il suo clan hanno calpestato quell’elementare rispetto che avrebbero dovuto portare al Giro d’Italia in quanto istituzione sportiva di eccellenza. Non c’era l’obbligo di abbandonare il Giro seppure in presenza positività al Covid-19. L’emergenza stretta è tramontata. L’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità – ha dichiarato evaporata la pandemia in quanto tale. L’antologia è ormai zeppa di casi di positività curate in corsa. Non era il caso di prendere la via di casa in fretta e furia. Tutto è regolato da codici interni che nei fatti vengono adattati alle esigenze contingenti: se fa comodo si rimane in gara, se non fa comodo si esce di scena. Il grande sospetto è che i casi denunciati nella settimana di vigilia della partenza del Giro e per i 6 abbandoni (compresi quelli legati a Filippo Top-Ganna e a Rigoberto Uran) registrati strada facendo, e basati sul tampone risultato positivo al test interno alla squadra, si sia davanti a degli alibi. Qui non c’è niente da vincere: arrivederci e grazie.

La grande certezza è che nella maggior parte dei casi – quello di Evenepoel in primis – il rispetto dovuto al Giro sia stato bellamente calpestato. Di sicuro al Tour de France sarebbe stato riservato diverso trattamento. Il buonsenso dice che una verifica delle condizioni di salute dell’attore protagonista nell’arco delle successive 24, per di più ore libere dagli impegni di gara, sarebbe stata opportuna. Ciò non è accaduto. Al di là dello sfregio fatto, si apre un nuovo dibattito: qual è il peso specifico del Giro a fronte della maestosità del Tour? Facile rispondere. Peccato.

Credito fotografico

Remco Evenepoel, Tappa 9 del Giro d’Italia 2023; Giro d’Italia

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