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Terre rare. Come la pace

26.02.2025

Foto di Nico Smit su Unsplash

La pace passa attraverso un gruppo di 17 elementi chimici. Sono infatti le cosiddette terre rare la chiave per un accordo sul cessate il fuoco tra Russia e Ucraina. Con il decisivo ruolo degli Stati Uniti con i quali Zelensky ha concordato i termini dell’accordo proprio sullo sfruttamento delle risorse minerarie dell’Ucraina.  Per compensare i miliardi di dollari di aiuti versati dal predecessore Joe Biden.

Venerdì 28 febbraio Volodymyr Zelensky potrebbe volare a Washington per firmare l’accordo tra Usa e Ucraina. Oggi è in programma una videoconferenza tra i leader europei per fare il punto in vista di un cessate il fuoco tra Kiev e Mosca: “Ho sentito che (Zelensky, ndr) verrà venerdì. Per me va sicuramente bene. Vorrebbe firmare con me, e capisco che è una cosa importante, una cosa molto importante”, ha detto Donald Trump alla Casa Bianca salvo poi aggiungere: “Mi piacerebbe acquistare minerali anche dal territorio russo. Mi piacerebbe un accordo per accedere alle terre rare russe”.

La spinta green
La corsa per affrontare la crisi climatica e abbandonare i combustibili fossili ha innescato una vera e propria caccia ai minerali di transizione energetica come cobalto, rame, litio e nichel, utili per l’elettrificazione dei trasporti e la costruzione di turbine eoliche. Gli stessi minerali, assieme ad altri, vengono utilizzati anche per la fabbricazione di telefoni cellulari, data center di intelligenza artificiale e armamenti come i caccia F-3.

Con la trasformazione dell’economia e della tecnologia mondiale, il valore di questi minerali è salito alle stelle e la competizione geopolitica per ottenerli è in aumento. Nel 2023, l’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) ha stimato che il mercato dei minerali per la transizione energetica aveva raggiunto 320 miliardi di sterline nell’anno precedente, il doppio del suo valore cinque anni prima. E se verranno implementati pienamente gli impegni per l’energia pulita e il clima, si prevede che la domanda raddoppierà entro il 2030 e triplicherà entro il 2040, secondo la stessa Agenzia internazionale per l’energia.

Un tesoro nascosto
Le terre rare sono 17 elementi della tavola periodica che producono un mercato globale che già ora vale già quasi 11 miliardi e che entro il 2031 si stima raggiungerà i 21,7 miliardi di dollari. Un ritmo di crescita previsto del 7,4% all’anno. Le terre rare sono indispensabili per la produzione di prodotti ad alta tecnologia, in particolare quelli associati alla transizione energetica verde, ma anche all’elettronica di consumo, a infrastrutture di intelligenza artificiale e armi.

Nel sottosuolo dell’Ucraina si stima si nasconda una riserva di terre rare che si aggirerebbe sui 2,6 miliardi di tonnellate, ma anche altri materiali sempre più strategici per le attuali industrie tecnologiche, come la grafite, della quale possiede il 20% dei giacimenti mondiali, o il litio, di cui il Donbass è ricco. Kiev è leader nella produzione di titanio (componente fondamentale anche per la costruzione di missili). Ne forniva circa il 7% della produzione globale nel 2019, secondo una ricerca della Commissione europea.

Un articolo del 2022 della presidente dell’Associazione dei geologi ucraini, Hanna Liventseva, affermava che il suo Paese conteneva circa il 5% delle risorse minerarie mondiali, nonostante copra solo lo 0,4% della superficie del globo. Secondo i dati dell’Ucraina stessa, citati da Reuters, il Paese ha depositi di 22 dei 34 minerali identificati come critici dall’Unione europea, tra cui terre rare come lantano, cerio, neodimio, erbio e ittrio.

Le riserve occupate
Con la Russia che controlla circa un quinto del territorio ucraino, gran parte delle riserve di Kiev sono finite sotto il dominio di Mosca. Secondo le stime dei think tank ucraini, fino al 40% delle risorse metalliche dell’Ucraina sono sotto occupazione. Molti giacimenti si trovano nell’area del Donbass, quella nella quale i combattimenti sono stati più aspri. La stima è che almeno 12.400 miliardi di dollari di valore complessivo di giacimenti energetici, metalli e minerali dell’Ucraina siano ora sotto il controllo russo. Oltre al 63% dei giacimenti di carbone del Paese, la Russia infatti controlla l’11% dei giacimenti di petrolio, il 20% dei giacimenti di gas naturale, il 42% dei giacimenti di metalli e il 33% dei giacimenti di terre rare e altri minerali essenziali, tra cui il litio.

Le truppe russe occupano anche almeno due dei depositi di litio dell’Ucraina, uno a Donetsk e un altro a Zaporizhia. Mosca ha proposto all’amministrazione Trump lo sfruttamento congiunto di questi minerali. La Federazione ha riserve di terre rare, ma non le tecnologie avanzate per estrarle a livello industriale e neppure i mercati su cui piazzarle.

Non solo Kiev
Quella sulle risorse minerarie è una partita sempre più strategica: la trattativa da 500 miliardi di dollari che si starebbe giocando tra Usa e Ucraina ne è l’esemplificazione lampante. Una partita che potrà servire agli Stati Uniti a fare un passo avanti per arginare il dominio di Pechino in materia. La Cina è il primo produttore mondiale con 240 mila tonnellate di terre rare. All’incirca, si tratta del 70% della produzione globale con un export che anche lo scorso anno è cresciuto del 6%. Gli Usa hanno invece una produzione che – seppure cresciuta moltissimo negli ultimi anni – nel 2024 ha raggiunto le 43 mila tonnellate. Si stima inoltre che tra il 2019 e il 2022 gli Usa abbiano importato più del 95% delle terre rare consumate.

Per gli Usa quindi la partita è di grandissima valenza ed è ampia: basti pensare che le risorse complessive di terre rare negli Stati Uniti ammontano a 3,6 milioni di tonnellate mentre oltre 14 milioni di tonnellate si trovano in Canada, altro Paese entrato nel mirino di Trump. E’ una partita globale e spesso sanguinosa, coma da decenni accade in alcuni Paesi africani ricchi di materie prime, e ancora tutta da giocare sui nuovi fronti che si aprono con il cambiamento climatico, come in Groenlandia, ultima frontiera degli appetiti statunitensi.

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