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Cultura

Tristi ma felici. Cosa vogliono oggi le nuove generazioni?

28.04.2023

Generazione Z e seconde generazioni. Una lotta per un mondo più equo, in cui il benessere mentale viene al primo posto.

I ragazzi Gen Z, nati tra il 1997 e il 2012, chiedono a gran voce un mondo più equo:

Si tratta della “generazione triste con foto felici”, che mette al primo posto la salute mentale. Non viene più visto come un taboo parlare di depressione e ansia. Grazie alle piattaforme online non esistono confini per le interazioni, e non è raro infatti trovare sui social come TikTok testimonianze sulle proprie problematiche, così da poter incoraggiare gli altri a richiedere aiuto.

La Gen Z rappresenta il cambiamento. Negli Stati Uniti si parla di “grandi dimissioni”, ed è un fenomeno che sta arrivando anche in Europa. Sono molti i ragazzi che si stanno licenziando dal proprio impiego per trovarne uno che rispetti il benessere fisico e mentale, anche se ciò viene scambiato per svogliatezza. Uno dei temi di cui si parla è la sindrome da burnout, che porta a sentirsi intrappolato nel posto di lavoro causando esaurimenti e perdite di motivazioni. Questo è dovuto da diversi fattori: richieste dei datori di lavoro fuori orario, tensioni tra colleghi e mancato riconoscimento.

Da sempre le nuove generazioni si scontrano con quelle precedenti. Dalle scelte musicali al modo di vestirsi, dagli studi al lavoro. Spesso questa conflittualità viene sottolineata ancora di più con le seconde generazioni di stranieri, ovvero i figli di immigrati nati o arrivati nei primi anni di vita in un altro Paese. Alcuni si ritrovano schiacciati tra due modi di vivere, poiché crescono in famiglia, con gli ideali del territorio di provenienza, e a scuola, con i valori della società in cui vivono. La conseguenza spesso è che la persona non si sente abbastanza per entrambi i mondi.

 

Secondo l’Istat, il numero dei giovani di origine straniera è in forte crescita:

Alcuni hanno cittadinanza straniera, altri quella italiana dalla nascita o per acquisizione. I minorenni rappresentano il 20% della popolazione straniera in Italia, e nel nostro Paese, stando ai dati del 2020, i ragazzi minorenni di seconda generazione in senso stretto, nati da entrambi genitori stranieri, sono oltre un milione: di questi il 22,7% ha acquisito la cittadinanza italiana.

Il report dell’Istat 2020 su identità e percorsi di integrazione delle seconde generazioni in Italia afferma che le relazioni e le amicizie sviluppate in giovane età contribuiranno al percorso di vita, e questo vale ancora di più con internet e i social media: “Nel parlare di relazioni nel mondo giovanile non si può non tener conto di questa dimensione dello ‘stare insieme’, così importante proprio per i ragazzi stranieri che, più di altri, potrebbero giovarsene per entrare o restare in contatto anche con persone che vivono nel Paese di origine e per accedere a contenuti in lingue diverse dall’italiano”.

Le analisi degli esperti dimostrano come i giovani di origine straniera abbiano meno rapporti con i genitori rispetto ai ragazzi italiani, e percepiscono la scuola come uno strumento di emancipazione e risorsa fondamentale per trovare un lavoro. Ciò va a confermare l’esigenza dei giovani della generazione Z di prendersi cura di sé e del proprio futuro.

 

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