7 Giugno 2025
/ 6.06.2025

Trump scende dall’auto elettrica

Nello scontro da wrestling tra Donald Trump ed Elon Musk c’è un dato strutturale. Il presidente degli Stati Uniti e l’uomo più ricco del mondo sono due venditori, ma vendono prodotti diversi

Uno scontro tra due ego ipertrofici. Il fallimento della politica dei tagli al deficit federale. Una battaglia di dossier riservati. Tutto vero, ma nello scontro da wrestling tra Donald Trump ed Elon Musk c’è anche un dato strutturale. Il presidente degli Stati Uniti e l’uomo più ricco del mondo sono due venditori, ma vendono prodotti diversi. 

Trump guarda al Novecento: punta sui combustibili fossili, cancella le protezioni a difesa delle risorse naturali, evoca il mito della frontiera che si spinge sempre più in là, sogna la crescita in un Paese solo. Ai suoi elettori, in buona parte bianchi in difficoltà economica, vende il passato, nostalgia.

Musk ha interessi legati al ventunesimo secolo: vuole vendere auto elettriche in tutto il mondo, progetta la colonizzazione dello spazio, punta a farsi largo nel settore dell’intelligenza artificiale. A chi compra i suoi prodotti vende il futuro.

I tic dell’estrema destra

Certo tra i due esistono molti punti di contatto. Innanzitutto i 277 milioni di dollari versati da Musk per la campagna elettorale di Trump: calcolando che è stato ospite speciale della Casa Bianca per i 130 giorni al vertice del DOGE (Department of Government Efficiency), ha pagato un ingresso di poco più di 2 milioni al giorno. Poi lo stile che li accomuna: esagerato, frenetico, fuori dalle regole, intollerante, in sintonia con i tic di un’estrema destra europea che comprende i gruppi neonazisti. E infine le aspirazioni: a un potere imperiale, fuori dai limiti che contraddistinguono le democrazie rappresentative,

Ma c’è anche una diversità che emerge cercando in mezzo al gossip da divorzio celebre (Trump: “Elon ha dato di matto”: Musk: “Donald Trump è nei file di Epstein”). Al centro della disputa c’è un punto molto concreto. La fama (e i soldi) di Musk nascono dal successo della Tesla che per anni ha tirato la volata dell’auto elettrica. E l’auto elettrica esce massacrata dal Big Beautiful Bill, la legge di spesa del partito repubblicano in discussione a Capitol Hill. 

Dunque ha ragione Trump quando dice che Musk è sceso sul piede di guerra per il taglio degli incentivi alle auto elettriche?  La smentita di Musk è una mezza conferma: “Mantenete i tagli agli incentivi per veicoli elettrici e il solare nella legge, anche se non vengono toccati i sussidi a petrolio e gas (molto ingiusto!!), ma eliminate la montagna di spese di ogni tipo presente nella legge”.

La bocciatura del mercato

Al di là delle parole c’è la sostanza. Trump prova a muovere (trovando varie difficoltà) l’economia dei fossili. Musk appartiene a un altro mondo tecnologico. E l’incrocio tra queste due visioni è stato fallimentare. Gli interessi avevano spinto all’alleanza. Il mercato l’ha bocciata. Per Tesla era difficile immaginare uno scenario peggiore. Vendite dimezzate in Europa. Crollo dell’8% nella giornata del divorzio da Trump. Un’immagine irreparabilmente compromessa. Un tappeto rosso alle auto cinesi che hanno la strada spianata.

Ai miliardari che hanno fatto la loro fortuna inventando nuovi prodotti per il mondo non porta bene allearsi con l’uomo che chiude le frontiere.

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