15 Ottobre 2025
/ 15.10.2025

VeloLove: “La rivoluzione gentile delle bici ci aiuta a vivere meglio e più sicuri”

Le bici stanno cambiando il modo di vivere le città: meno auto e più bus, meno incidenti e più alberi, meno ingorghi e più aria pulita

“Eppur si muove…”, verrebbe da dire rievocando Galileo e guardando alla Capitale, palude immota per tanti anni, abitata da cittadini caparbiamente restii a qualsiasi forma di cambiamento, che si tratti di spostare la madonnina di piazza Sempione per pedonalizzarne l’area o di chiudere al traffico una corsia di marcia a via di San Gregorio. C’è sempre un comitato di cittadini, un nugolo di associazioni monopersonali pronte a scendere in piazza e bloccare tutto.

Nulla di nuovo, si direbbe, è un copione già visto nel corso degli anni e a tutte le latitudini: le pedonalizzazioni di piazza del Plebiscito a Napoli e di piazza del Popolo a Roma hanno conosciuto dinamiche analoghe. Eppure, oggi nessuno si sognerebbe di violare quegli spazi con un veicolo a motore, come a nessuno verrebbe in mente di parcheggiare la propria auto sotto la statua di Marco Aurelio in piazza del Campidoglio, pratica ampliamente consentita a Roma fino agli anni “60.

Da Monte Ciocci al GRAB: la mobilità dolce riparte

Qualcosa di simile sta succedendo oggi con le ciclabili sulle quali finalmente l’amministrazione capitolina sembra voler cambiare passo rispetto al passato. Qualcosa si muove dunque, prima l’attesissima ciclabile di Monte Ciocci, poi i lotti del GRAB (Grande Raccordo Anulare delle Biciclette), che dal Colosseo al Flaminio stanno materialmente ridisegnando il profilo di una città. Perché in fin dei conti di questo si tratta: chi realizza nuovi progetti di mobilità sostenibile non si limita infatti ad operare sui flussi di traffico, ma compie vere e proprie rivoluzioni urbanistiche e spesso anche sociali. Togliere spazi alle automobili e destinarli alla cosiddetta “utenza debole”, ai pedoni, ai ciclisti, ai passeggini, alle carrozzine non è solo una questione di traffico, ma un progetto che ridefinisce la funzione di quei luoghi e anche lo stile di vita di chi li abita e li frequenta.

In questi giorni c’è stato un gran dibattere sulle proteste a Roma contro il GRAB in via Guido Reni e in via Panama: ogni innovazione, anche la migliore, all’inizio viene accolta da alcuni con fastidio. Semmai – visto che le critiche, oltreché scontate, sono legittime – bisogna ragionare della loro fondatezza. Chi è contrario alle nuove ciclabili generalmente esordisce con la formula “intendiamoci, io non ho nulla contro le ciclabili”, che ricorda da vicino quel “io non sono razzista, ho tanti amici di colore…” che prelude spesso a un “però” che contraddice l’affermazione iniziale.

In ogni caso la principale obiezione è: al Flaminio ci sono Auditorium, Olimpico, Teatro Olimpico, MAXXI, un grande mercato rionale e tanto altro. Si dice: la compresenza di questi grandi attrattori è un grosso guaio e quindi l’obiettivo da mettere nel mirino è quello più semplice: la ciclabile. Al contrario – e senza nessun dubbio – è un valore aggiunto avere a due passi la piazza disegnata da Zaha Hadid o il Parco della Musica. Il grosso guaio semmai è che chi frequenta questi luoghi (primo fra tutti lo stadio) li raggiunge quasi esclusivamente in auto. Insomma: l’auto produce il problema e per chi protesta qual è la soluzione? L’auto. Ovvero non togliete parcheggi, ma fatene di più, di più, di più. Non a caso una nota pagina social che prende di mira il degrado cittadino e le pessime abitudini di molti suoi abitanti parla a questo proposito di “tossicodipendenza da automobili”.

L’immobilismo è finito

Così oggi ci si oppone al GRAB, che può ridurre il traffico incentivando l’uso della bici, e magari domani si contesterà il tram o la preferenziale perché toglieranno posti auto su strada. Il tutto rilanciato dal quotidiano cittadino che non fa passare giorno senza una pagina dedicata ai contestatori delle ciclabili, del tram su via Nazionale o di quello che dovrebbe arrivare al polo universitario di Tor Vergata sorprendentemente contestato dal rettore di quella Università raggiungibile, al momento, solo in auto.

Come ha ben spiegato l’assessore Patané il GRAB non è un intervento isolato, ma è parte integrante di un’idea di città più moderna, sana, vivibile. Senza il GRAB quel pezzo di via di San Gregorio che unisce il Colosseo, il monumento più visitato in Italia, al Circo Massimo, sarebbe rimasto un parcheggio per bus turistici che sostavano, spesso a motore acceso, là dove ora si passeggia e si pedala in uno dei luoghi più belli del mondo. E proprio al Flaminio il GRAB nasce per essere integrato con altri cantieri che stanno per partire e che riguardano tutto il quadrante: la fermata metro Auditorium, il tram della musica, la Città della Scienza, l’auspicato recupero dello Stadio Flaminio. E altri cambiamenti sono in corso in altre zone della città.

Dopo decenni in cui Roma è rimasta immobile, fa quasi piacere che si polemizzi non più su quello che non accade, ma sui tanti progetti, sui tanti cantieri aperti e sulle tante trasformazioni urbane in corso. E fa piacere che la mobilità faccia da elemento detonatore di questo percorso di cambiamento e la bicicletta ne sia spesso la miccia.

Dieci giorni fa Milano è stata letteralmente invasa da oltre quattromila biciclette. Altre migliaia di ciclisti urbani attraversavano le strade di Barcellona. Crescono le città in Italia che intendono applicare il limite di velocità a 30 kmh sull’onda di quanto fatto da Bologna che ha azzerato il numero delle vittime della strada. Si moltiplicano le Bicipolitane sull’esempio di Pesaro, la città che l’ha realizzata per prima. Aumentano le strade scolastiche e gli strumenti di moderazione del traffico. E la bicicletta, come si diceva, ha spesso generato e accelerato questi processi.

Bici, un fatturato da 10 miliardi di euro

Del resto, dopo la pandemia il comparto della bici ha conosciuto un vero e proprio boom. John Burke, Ceo della Trek, uno dei colossi del settore, affermò già nel 2020 che si stava assistendo a un fenomeno planetario: “Come se qualcuno avesse premuto un enorme bottone rosso con su scritto ‘Global Bike Boom’”. Gli anni successivi sono stati un rincorrersi di cifre e record: le vacanze in bicicletta nel 2024 hanno fatto registrare un +52% rispetto all’anno precedente con un giro d’affari prossimo ai 10 miliardi di euro.

A questo ha contribuito, non da ultimo, la rivoluzione tecnologica delle e-bike che ha creato nuovi mercati sia sul fronte della domanda che dell’offerta rendendo ciclabili territori che non lo erano e cicliste persone che non si immaginavano tali. Oggi su cinque bici vendute una è una e-bike, una bicicletta che ha addolcito le salite in montagna e sostanzialmente azzerato quelle cittadine, una bicicletta che ha ampliato la platea dei fruitori mettendo in sella over 65, tante donne e rendendo decisamente ancora più efficiente questo mezzo per gli spostamenti cittadini. Sui tragitti urbani, che normalmente non superano i 6-7 km, la bicicletta si conferma di gran lunga il mezzo più veloce ed efficiente con tempi di percorrenza ben al di sotto di quei 52 minuti che di media ogni romano passa quotidianamente nel traffico … escludendo i tempi di ricerca del parcheggio.

Siamo in presenza quindi di una vera e propria rivoluzione che fa sentire i suoi effetti anche nella sonnacchiosa Capitale. E le rivoluzioni, come si sa, non sono propriamente un … pranzo di gala. Avremo a che fare sicuramente con criticità e coesistenze conflittuali: liberarsi dalla dipendenza dall’automobile sarà una vera e propria opera pubblica di disintossicazione. E la bicicletta porterà aria nuova, più pulita, in una città che diventerà più gentile.

*VeloLove è un’associazione impegnata a promuovere la mobilità sostenibile in ambito urbano

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