3 Dicembre 2024
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Ambiente, Cronaca, Esteri

Zimbabwe, nella morsa de El Niño

18.08.2024

Il Paese che aveva stupito il mondo con il suo Crocoburger, oggi è vittima della crisi climatica. El Niño è diventato più potente. Molti i Paesi che stanno affrontando siccità, carestia e fame. Ad aprile il presidente Emmerson Mnangagwa si è trovato costretto a dichiarare il disastro nazionale.

C’è stato un tempo in cui lo Zimbabwe ha presentato al mondo una delle sue carni più famose, quella di coccodrillo. Proprio in occasione del Milano Expo del 2015, il Paese aveva incuriosito i visitatori con il suo Crocoburger, un alimento molto equilibrato dal punto di vista nutrizionale, versatile e che ben si presta a dare un tocco di innovazione ai piatti tradizionali di quei territori, Italia inclusa, in cui era una merce ancora sconosciuta. Una carne che per essere prodotta e per tutelare le specie in via di estinzione ha imposto regole molto rigide: solo animali di allevamento, e ogni 100 uova coltivate in incubatrice, 3 coccodrilli reinseriti in natura.

Ma oggi lo Zimbabwe si trova a far fronte ad alti livelli di insicurezza alimentare a causa della siccità e degli eventi climatici che si sono abbattuti sul Paese nei mesi scorsi. Se, infatti, El Niño è un fenomeno atmosferico regolare che provoca il riscaldamento delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico, la crisi ambientale degli ultimi anni ha portato a modelli più intensi di questo evento. In particolare, da due anni a questa parte il Paese è travolto da lunghi periodi di siccità, e in aprile il presidente Emmerson Mnangagwa si è trovato costretto a dichiarare il disastro nazionale. L’assenza di piogge ha infatti spazzato via quasi la metà del raccolto di mais, portando di conseguenza a un forte aumento dei prezzi dei generi alimentari. Il che, tradotto in cifre, significano 2,7 milioni di persone che stanno affrontando la fame. Nel giro di pochi mesi la situazione è precipitata ulteriormente: secondo un’indagine condotta dall’Ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite (Ocha), ad essere a rischio fame sono attualmente oltre 7 milioni di persone. E per far fronte a questa crisi, climatica e umanitaria, l’Onu ha chiesto il sostegno internazionale. Secondo lo studio, nello specifico, il 57% della popolazione rurale è destinato a soffrire la fame almeno fino a marzo 2025, periodo in cui, stando alle stime, la carestia raggiungerà il picco.
E così il riscaldamento globale – causato per lo più dai Paesi più industrializzati – ha messo in ginocchio con una storica siccità uno dei Paesi più belli dell’Africa Meridionale, che però ha un’economia e una sussistenza che sono prevalentemente basate sull’agricoltura. E gli sforzi del governo sembrano vani: secondo l’Ocha, servono almeno 429 milioni di dollari per aiutare il Paese a uscire dalla crisi. Ma fino ad ora il fondo è stato finanziato all’11%. Riuscirà la solidarietà internazionale a tirare fuori lo Zimbabwe dalla fame?

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