31 Luglio 2025
/ 30.07.2025

750 miliardi contro il Green Deal

L’accusa del Bureau Europeo per l’Ambiente: l’intesa UE-USA mina il piano di decarbonizzazione dell’Europa.

Mentre la Commissione europea celebra il nuovo accordo commerciale con gli Stati Uniti come un successo per i rapporti economici e diplomatici tra le due sponde dell’Atlantico, le organizzazioni ambientaliste accusano. Al centro della polemica c’è l’impegno da 750 miliardi di euro in tre anni per acquistare energia dagli USA, in particolare gas fossile e nucleare. Una cifra enorme che, secondo il Bureau Europeo per l’Ambiente (EEB), rischia di compromettere gli obiettivi climatici dell’Unione per il 2030.

Una rotta opposta agli obiettivi climatici europei

Luke Haywood, responsabile Clima ed Energia dell’EEB, non usa mezzi termini: “Questo accordo è in totale contraddizione con gli impegni climatici dell’UE. Triplicare le importazioni energetiche dagli Stati Uniti in tre anni non è solo poco realistico dal punto di vista tecnico, ma minaccia direttamente il percorso verso la decarbonizzazione europea”. L’EEB sottolinea come sia illogico puntare ancora su fonti fossili e su una tecnologia nucleare piena di incognite, come i reattori modulari di nuova generazione di cui esistono pochi protitipi. Secondo Haywood, l’Europa dovrebbe invece accelerare sulla strada delle rinnovabili, dell’efficienza energetica e dell’elettrificazione, mandando un segnale coerente al resto del mondo.

Numeri che non tornano

Oltre all’impatto climatico, il Bureau mette in discussione anche la logica economica e strategica dell’accordo. Secondo i dati Eurostat, gli Stati Uniti già coprono il 50% delle importazioni europee di gas naturale liquefatto (GNL). Anche sostituendo del tutto la quota restante fornita dalla Russia (circa il 17%), si tratterebbe di un’aggiunta di appena 9 miliardi l’anno: una cifra molto distante dai 250 miliardi di euro annuali previsti dall’intesa. Il valore totale delle importazioni energetiche dell’UE nel 2024 si aggira intorno ai 370 miliardi di euro. Anche nelle ipotesi più radicali, reindirizzare acquisti di petrolio e gas verso gli USA non supererebbe i 100 miliardi l’anno, lasciando un buco evidente tra promesse politiche e capacità reali.

Una scelta che mina sovranità e credibilità

Per l’EEB, il problema non è solo ambientale ma anche politico. Un simile accordo, affermano, rischia di compromettere l’autonomia energetica dell’Europa, rendendola sempre più dipendente da forniture esterne invece di investire sulla produzione interna da fonti rinnovabili. Inoltre, mentre l’UE si presenta come leader globale nella lotta al cambiamento climatico, accordi come questo minano la sua credibilità internazionale. Il Bureau chiede quindi al Parlamento europeo e agli Stati membri di analizzare a fondo il contenuto dell’intesa e di rigettare ogni misura che possa rallentare o sabotare la transizione energetica in corso.

Se da un lato Bruxelles parla di cooperazione strategica e stabilità energetica, dall’altro mette a rischio una delle sue più ambiziose promesse: ridurre drasticamente le emissioni entro il 2030. Questo accordo con gli Stati Uniti, nei fatti, è una marcia indietro. E mentre il mondo guarda all’Europa come a un faro nella lotta climatica, un patto da 750 miliardi per acquistare fonti fossili e nucleari rischia di spegnere quella luce.

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