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Cronaca

Una soffiata e sei fuori dal lavoro. Cosa è il Whistleblowing?

22.05.2023

I dati europei evidenziano l’aumento dei lavoratori che segnalano un illecito durante l’attività; chi lo fa è a rischio vessazioni, ritorsioni, molestie nel luogo di lavoro. La Commissione europea deferisce anche l’Italia.

Segnalare o non segnalare violazioni, illeciti sul luogo di lavoro? Si è tutelati dalla legge? Secondo le normative europee sì, ma nei fatti, in Italia, pare di no, soprattutto visti i recenti casi di cronaca in cui, chi ha segnalato, ha perso il lavoro, o è stato convinto a dimettersi, o è stato licenziato. È un tema molto dibattuto in questi giorni, quello della tutela dei cosiddetti “whistleblower” (in italiano “segnalanti”), sia nel settore pubblico che in quello privato e delle società partecipate. La Commissione europea infatti già aveva deferito l’Italia alla Corte di giustizia per il mancato recepimento e l’omessa notifica delle misure nazionali di recepimento della Direttiva (UE) 2019/1937 sulla protezione delle persone che segnalano violazioni del diritto. Insieme all’Italia erano stati deferiti altri sette Stati membri: la Repubblica Ceca, la Germania, l’Estonia, la Spagna, il Lussemburgo, l’Ungheria e la Polonia.

Tutti gli Stati membri erano tenuti infatti ad adottare le misure necessarie per conformarsi alle disposizioni della direttiva entro il 17 dicembre 2021 che prevede l’adozione di nuovi standard di protezione a favore dei “segnalanti”, però solo dal 10 marzo 2023 in Italia è entrata in vigore. La figura del whistleblower (“colui che soffia il fischietto”) nasce però negli Stati Uniti d’America per indicare l’individuo che denunci attività illecite all’interno dell’organizzazione di appartenenza. Alcuni ritengono che la nozione richiami la figura dell’arbitro che “soffia” il fischietto per segnalare un “fallo”.

I dati europei evidenziano che sono in aumento i lavoratori che segnalano e che, durante l’attività lavorativa, “scoprono” un illecito, una possibile frode, un pericolo o un altro serio rischio che possa recare concreto pregiudizio a terzi (es. consumatori, clienti) o all’azienda/impresa stessa (es. danno all’immagine). Queste persone, che hanno etica e senso civico, si espongono comunque, stando ai dati europei, al rischio di vessazioni, ritorsioni, molestie nel luogo di lavoro, sia subdole che palesi; e dopo la segnalazione (sia anonima che non anonima) spesso hanno problemi, a seguire, di salute, di equilibrio personale e familiare, oltre che lavorativo. Sono in aumento i giovani che, in Italia, fanno denunce nel settore pubblico ma, i dati evidenziano che risultano penalizzati a causa della cronica lentezza della Giustizia italiana. L’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) garantisce la tutela della riservatezza in sede di acquisizione della segnalazione, e di conseguenza l’identità del cittadino, grazie all’utilizzo di un codice identificativo univoco generato da un apposito sistema on line. In questo modo, il “segnalatore” può “dialogare” con l’ANAC in maniera spersonalizzata. L’apposita piattaforma informatica, tuttavia, rende ancora più asettico l’iter, negando al “segnalatore” un rapporto umano che, in primis, lo renderebbe più forte anche psicologicamente.

Credito fotografico:
Cottonbro studio

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