Dal 2027 in Gran Bretagna le nuove abitazioni nasceranno con il tetto fotovoltaico. Non sarà più un optional da ambientalisti convinti, ma un requisito di legge. È questa la svolta annunciata dal governo britannico nell’ambito del Future Homes Standard, la normativa che ridefinisce i criteri di efficienza energetica per le nuove costruzioni. Secondo quanto riportato dal Guardian, l’obbligo riguarderà la quasi totalità delle nuove case, salvo poche eccezioni tecniche.
Un cambiamento importante, che secondo le stime potrà far salire di 3.000-4.000 sterline i costi di costruzione, ma che promette di generare un risparmio in bolletta di oltre 1.000 sterline l’anno. E che contribuirà in modo immediato alla riduzione delle emissioni di CO₂. L’obiettivo dichiarato resta quello della neutralità climatica al 2050: per i laburisti l’ambiente non è solo una priorità etica, ma anche una questione concreta di risparmio e sicurezza energetica.
La reazione della società civile e dei gruppi ambientalisti è stata positiva: per molti, si tratta di una misura di buon senso, replicabile anche in altri Paesi europei. Ma la notizia ha riacceso il dibattito all’interno del Regno Unito, soprattutto in casa Labour. L’ex premier Tony Blair, in una delle sue ormai ricorrenti incursioni nel dibattito pubblico, ha criticato con durezza l’approccio attuale alla transizione ecologica. Le politiche green, ha dichiarato, sono “destinate a fallire” perché impongono sacrifici economici ai cittadini e avrebbero un impatto globale trascurabile. Un messaggio che, in un momento cruciale per le politiche climatiche britanniche, ha rappresentato di fatto un colpo basso al governo. Non il primo che Blair sferra per ostacolare la transizione ecologica.
Ma stavolta, il partito che Blair ha guidato non ha fatto sconti. Downing Street ha reagito con irritazione e il Tony Blair Institute è stato costretto a precisare, in una nota ufficiale, che sostiene pienamente gli impegni presi dal governo in materia climatica. Più netta la posizione del leader laburista Keir Starmer, che ha preso le distanze dall’ex primo ministro e ha rilanciato con durezza: la transizione ecologica, ha detto, è una grande opportunità industriale. Tecnologia, intelligenza artificiale, cattura del carbonio e rinnovabili sono i pilastri di un nuovo modello economico che crea lavoro, protegge il pianeta e rafforza l’indipendenza energetica del Regno Unito.
Anche il sindacato Unite ha detto la sua, sollecitando investimenti più forti nella produzione industriale legata all’energia verde: eolico, biocarburanti, batterie, componenti per il solare. Perché, come ricorda spesso proprio Starmer, “non c’è transizione giusta se non ci sono buoni posti di lavoro”.
Il piano del governo – che prevede anche incentivi e sussidi per installare pannelli solari sulle abitazioni esistenti – punta dunque a creare un ecosistema energetico nuovo, più distribuito e resiliente. Il tetto fotovoltaico diventa il simbolo di un’abitazione che non consuma soltanto, ma produce. La casa, insomma, cambia pelle. Non più solo rifugio, ma nodo attivo di una rete elettrica intelligente.