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Scienza e tecnologia

Alle prese con gli “umori” del Sole

13.03.2024

Brilla da circa 5 miliardi di anni e di lui sappiamo ancora poco. Per quanto tempo il Sole continuerà a illuminarci influendo sui vari aspetti della vita sul globo terrestre? I dettagli sono davvero molti, secondo il parere dell’astrofisico Mauro Messerotti. L’intervista.

Giunto circa alla metà del suo venticinquesimo ciclo comincia a fare le bizze. Per carità tutto secondo copione, ma quando il Sole fa i capricci i guai non mancano. Ne sanno qualcosa una quarantina di piccoli satelliti Starlink, che lo scorso anno furono messi fuori uso da una tempesta geomagnetica provocata dalla nostra stella. Addirittura, sempre a causa di un brillamento solare, una trentina di anni fa, l’intera regione del Quebec in Canada restò al buio per una decina di ore. Brilla da circa 5 miliardi di anni e di lui sappiamo ancora poco. Ma in quale fase della sua vita si trova la nostra stella? Quali gli effetti sulla nostra esistenza e, soprattutto, sul nostro clima? Mauro Messerotti, astrofisico Inaf dell’Osservatorio di Trieste lo studia da lustri e prova a darci qualche risposta «L’osservazione scientifica del Sole è iniziata con Galileo Galilei nel 1600 ovvero poco più di 400 anni fa – precisa lo scienziato – e all’epoca era limitata alle macchie solari, zone più scure che compaiono quasi periodicamente sulla superficie visibile del nostro astro, la fotosfera. Mentre le osservazioni dallo spazio sono iniziate nel 1958 e in modo sistematico solo nel 1973 con lo SkyLab, cioè 51 anni fa».

Ora qual è l’oggetto umano più vicino alla nostra stella?
«La sonda spaziale Parker che raggiungerà la minima distanza dal centro del Sole a 6,9 milioni di chilometri. Ciò consentirà di effettuare osservazioni di dettagli molto piccoli dei fenomeni solari come mai è stato possibile sinora, e la sua orbita la porterà ad alzarsi sul piano dell’eclittica per osservare in dettaglio le regioni polari del Sole».

Ma il Sole è sempre stato in questa particolare situazione?
«Ammettendo che il ciclo di attività solare si sia stabilizzato circa 3,6 miliardi di anni fa, da allora il Sole ha dato origine a più di 327 milioni di cicli di attività, dei quali le osservazioni scientifiche riguardano solo gli ultimi 25, una frazione infinitesima». Detta in maniera semplice, siamo a conoscenza di molti particolari del Sole ed altri ne conosceremo, ma tutta la conoscenza disponibile fino ad oggi è ancora insufficiente per poter affermare che conosciamo bene la nostra stella. «E soprattutto – continua Messerotti – che siamo in grado di prevedere con un alto grado di affidabilità il verificarsi dei fenomeni energetici che caratterizzano l’attività solare e determinano quello che chiamiamo il “Tempo meteorologico dello spazio” (Space Weather)».

Cosa possiamo dire di questo venticinquesimo ciclo solare?
«Che è iniziato nel mese di dicembre 2019 e che le previsioni indicavano che sarebbe stato un ciclo ancora meno intenso di quello precedente e che avrebbe avuto il picco del massimo nel 2025». E invece? «Invece il comportamento del Sole ha smentito tali previsioni, perché l’attività è aumentata più velocemente ed in modo maggiore rispetto a quanto previsto. Le previsioni aggiornate indicano che il primo massimo di attività verrà raggiunto nel 2024 e che il ciclo sarà più intenso di quello precedente. Come si verifica spesso, il primo picco sarà seguito da un secondo picco di attività, che dovrebbe verificarsi negli anni successivi».

 

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