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Scienza e tecnologia

Antartide, più isolati degli astronauti in duello con la storia del Pianeta

06.05.2023

5 connazionali, 6 francesi e un medico tedesco, da pochi mesi alla base italo-francese Concordia per studiare com’era il clima un milione e mezzo di anni fa.

di Enzo Vitale

Più isolati della Stazione spaziale internazionale. I dodici esseri umani fuori dal mondo sono, paradossalmente, dentro al mondo. Al contrario degli astronauti che orbitano sulla Iss ad un’altezza di 400 chilometri, lo sparuto gruppo di tecnici e scienziati si trova con i piedi ben piantati a terra e precisamente alla base italo-francese Concordia, al Polo Sud.  Si tratta di cinque italiani, 6 francesi e un medico tedesco dell’Esa (l’Agenzia spaziale europea, ndr). Sono arrivati in Antartide una manciata di mesi fa e resteranno operativi fino al prossimo novembre.

Ora stanno affrontando le freddissime temperature antartiche in un periodo in cui il Sole si prepara a non far mai capolino con temperature che possono sfiorare, e a volte superare, anche i -100 gradi. La missione si svolge nell’ambito del Programma nazionale di ricerche in Antartide, in carico al Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) e vede impegnati il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA); e una Commissione scientifica nazionale per l’Antartide (CSNA) insediata preso il Ministero stesso. Sono proprio questi enti, infatti, a garantire il personale tecnico-scientifico per le spedizioni, mentre il Ministero della Difesa assicura la partecipazione di personale logistico delle Forze Armate.

La Stazione italo-francese si trova ad un’altitudine di 3.233 metri, a 1.300 km dalla costa nel bel mezzo del Plateau Antartico. I vicini più prossimi sono i russi della base Vostok a circa 600 km. Ma cosa mancherà ai dodici ricercatori più isolati del mondo?

«Sembra una domanda generica, ma in realtà è molto profonda», risponde Massimiliano Catricalà, station leader di ben due missioni alla base Concordia negli anni precedenti. «Nel senso che oltre alla famiglia ci sono mancate tantissime cose. Partiamo dal presupposto che laggiù non c’è linea telefonica e quindi i cellulari non squillano, non si maneggiano soldi per un anno, e non si guida. Il colore predominante è il bianco e non ci sono forme di vita… né mosche né zanzare. Non ci sono piante se non il germoglio di una patata ormai troppo vecchia per essere mangiata. Durante l’inverno non abbiamo avuto cibo fresco… addio a mozzarelle, pomodori, frutta, insalata e via dicendo. Il risultato di questa domanda, quindi, risulta essere molto più complesso di come può apparire».

Avviato a metà degli anni ’80, il PNRA (Programma nazionale di ricerche in Antartide), è servito a sostenere la partecipazione dell’Italia al Trattato Antartico (adesione avvenuta già dal 1981). Pochi giorni fa la nave rompighiaccio italiana “Laura Bassi” è tornata dal Polo Sud e ha trasportato in Italia (poi consegnati in Svizzera, presso l’Università di Berna) i nuovi campioni di ghiaccio prelevati in Antartide. Il progetto Epica (Progetto Europeo per il carotaggio di ghiaccio nell’Antartide) è un vero e proprio duello con la storia del nostro Pianeta. L’obiettivo è quello di tornare indietro nel tempo di oltre un milione e mezzo di anni. Gli scienziati vogliono capire quali siano state le temperature e la concentrazione dei gas serra del passato analizzando carote di ghiaccio estratte dalla calotta australe. Ma non solo: proprio in Antartide è in corso uno studio per la ricerca dei pianeti extrasolari. Insomma, la sfida è aperta.

Credito fotografico:

Gli invernanti della 38^ campagna australe alla Base Concordia. In rosso gli italiani, in blu i francesi e il medico dell’Esa; PNRA

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